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Bella e perdutaViaggio alla ricerca di un paese perduto
guidati da Pulcinella e Sarchiapone

Il progetto iniziale di “Bella e perduta” prevedeva un ritratto di Tommaso Cestrone, detto l’angelo del Carditello. Il Carditello è una reggia borbonica situata nel casertano (proprio nel mezzo della cosiddetta Terra dei Fuochi) che avrebbe dovuto essere aperta al pubblico e trasformata in museo. Quando però la burocrazia aveva allungato i tempi rischiando di far cadere l’edificio nell’incuria, Cestrone, pastore e allevatore, si era preso l’impegno di salvaguardare la reggia dalla rovina a titolo personale e gratuito, diventando un personaggio caratteristico e noto anche al di là dei confini della Campania. Pietro Marcello, per ammirazione e per rispetto, aveva deciso di dedicargli un film. La morte di Cestrone per infarto, la notte di Natale del 2013, aveva interrotto il progetto. Ma, con il materiale girato ritenuto buono, Marcello ha voluto mandare avanti il film introducendo due importanti coprotagonisti: Pulcinella e il bufalo Sarchiapone, che da Cestrone era stato adottato per salvarlo da morte certa.

Qui “Bella e perduta” cambia e, da reportage su un coraggioso, diventa il sogno di un paese bello, capace di slanci umanitari, ricco di ingegno, abitato dalla poesia, ma nel quale si rischia di perdere il legame con il passato, con i princìpi, con la giustizia e con l’amore. Pulcinella recupera il proprio ruolo di psicopompo, ovvero l’accompagnatore dei morti nell’aldilà e quindi una sorta di tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti, e riceve da Tommaso l’incarico di occuparsi di Sarchiapone che, essendo bufalo maschio, è ritenuto inutile e destinato al macello. Così Pulcinella e Sarchiapone intraprendono un viaggio che, attraverso luoghi di grande bellezza e situazioni di grande tristezza, li porterà a meditare sui propri ruoli. Pulcinella perderà la maschera e quindi anche la possibilità di comunicare con i defunti e di ascoltare la voce del bufalo. Sarchiapone, invece, concluderà filosoficamente: “In questo mondo che ci nega l’anima, essere un bufalo è un’arte”. Come dire che la sua esistenza, che quasi nessuno riconosce, ha una sua verità, un suo perché, un suono e un colore.

La conclusione potrebbe essere rassicurante, perché la reggia di Carditello torna ad essere patrimonio dello Stato e ad accogliere visitatori e Sarchiapone, che potrebbe essere un lontano parente del corvo filosofo di “Uccellacci e uccellini”, scampato al macello, può continuare le sue peregrinazioni in campagna. In realtà l’elemento dominante di “Bella e perduta” (che non a caso è un verso del “Va’ pensiero” dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi: “Oh mia patria sì bella e perduta”) è Pulcinella, prima rappresentato nel classico costume bianco con la maschera nera, poi spogliato di costume e maschera e ricondotto alle fattezze di Sergio Vitolo senza trucco. Una tradizione che, calata nella realtà, potrebbe non essere più riconosciuta come tale. Un patrimonio che i tempi moderni rischiano di sperperare forse non ritenendolo altro che un simpatico pupazzo. Pietro Marcello riesce a far capire tutto questo con uno stile capace di adattarsi momento per momento alle necessità della rappresentazione. Difficile definire “Bella e perduta” di Pietro Marcello un documentario. Come era difficile etichettare il suo film precedente, “La bocca del lupo”, girato a Genova e centrato sull’amore tra un carcerato e un transessuale. Per quanto tutto ciò che Marcello rappresenta sia vero, il suo modo di avvicinarsi alla materia è ora realistico ora fiabesco ora cronachistico ora immaginifico. Ne esce un film toccante, capace di grandi silenzi e di altissime grida, evocativo nella scelta dei paesaggi, della musica e dei volti. Un film che molto probabilmente vincerà qualche premio ma rimarrà lontano dal grande pubblico. Un film di cui ci sembra esserci un gran bisogno: di talento visivo, di indipendenza creativa, di acume sociale e politico, di cultura, di profonda commozione e di giustissima indignazione. Un cinema italiano ancora vivo che cerca in tutti i modi di non perdere la maschera come Pulcinella. Una maschera che, questa volta, non è qualcosa che cela la verità, ma una precisa identità da mantenere.

di Francesco Mininni

BELLA E PERDUTA di Pietro Marcello. Con Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis, Tommaso Cestrone. ITALIA 2015; Docufiction; Colore

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