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La migliore offerta

GENERE: Drammatico, Thriller REGIA: Giuseppe Tornatore SCENEGGIATURA: Giuseppe Tornatore ATTORI: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Donald Sutherland, Sylvia Hoeks, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion MONTAGGIO: Massimo Quaglia MUSICHE: Ennio Morricone PRODUZIONE: Paco Cinematografica DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures Italia PAESE: Italia 2012 DURATA: 124 Min USCITA CINEMA: 

È la storia di Virgil Oldman, un sessantenne battitore d’asta ed esperto d’arte di elevatissima professionalità; conduce una vita lussuosa ma ritirata e misogina; non ha mai avuto una donna e tutto il suo interesse è rivolto all’arte; in tutta la sua vita porta dei guanti – di cui ha una collezione sterminata – perché ha paura di avere contatti con la gente; vive in una bella casa dove ha “le sue donne”, cioè una quantità enorme di ritratti di donne di inestimabile valore che tiene rinchiusi in un bunker a prova di ladro; si tinge da solo i capelli assumendo così, almeno lui crede, un’aria più giovanile; tutto ciò sembra procedere tranquillamente, con Virgil che intervalla la sua attività di battitore con quella di autore di stime su pezzi d’arte molto importanti. Un giorno riceve una strana offerta da una ragazza, Claire, proprietaria di una villa in cattivo stato di conservazione e degli arredi che vi si trovano: gli viene chiesto di fare una elencazione degli oggetti di cui vuole liberarsi e di dare ad ognuno una sua valutazione; la ragazza è veramente strana, diremmo quasi un “caso clinico”: da 12 anni vive confinata nella sua casa, meglio ancora quasi sempre nella sua camera, in quanto soffre di una stranissima malattia,  l’agorafobia, cioè la paura incontrollabile di uscire all’aria aperta e di vedere la gente.

Con un trucco messo astutamente in opera,  un bel giorno Virgil  ha la possibilità di vedere – non visto – Claire; un giorno però il trucco viene scoperto e dopo alcune rimostranze della ragazza, i due iniziano a vedersi “normalmente” e così nasce un rapporto che si solidifica mano a mano che le cose procedono; addirittura la ragazza arriva a dire a Virgil che “non ama coloro che si tingono i capelli” e lui immediatamente cessa la pratica, risultando – a detta della ragazza – “più affascinante con i capelli brizzolati”.

Il misantropo Virgil perde la sua serena tranquillità e comincia addirittura a trascurare i suoi impegni per dedicarsi a Claire, alla sua cura, al suo modo di alimentarsi, a comprarle degli abiti, arrivando a portarla a visitare la sua casa con i “tesori” che contiene e la logica conseguenza è che lei va a  vivere con lui; l’unico a conoscere questi sviluppi è il giovane Robert al quale Virgil porta regolarmente i pezzetti dell’automa e che procede nella costruzione della macchina.

Virgil arriva a decidere di abbandonare l’attività: partecipa alla sua ultima asta che si conclude con un autentico trionfo di pubblico e di esperti, ma al suo ritorno a casa scopre che la ragazza è sparita e lo ha derubato della sua magnifica collezione di ritratti di valore inestimabile; contemporaneamente a Claire è scomparso anche Robert, un giovane amico con cui aveva progettato un “automa” e quindi è abbastanza semplice fare due più due e stabilire che i due giovani sono scappati insieme; Virgil cade in depressione e  dopo una degenza in ospedale, lo ritroviamo a Praga – luogo in cui Claire gli aveva confidato di esserci  stata prima di conoscerlo – in un Bar di cui la ragazza gli aveva parlato, ma Claire non c’è e così svanisce anche l’ultima illusione dell’uomo.

Il film si suddivide in quattro grossi filoni: il primo ci presenta Virgil, protagonista e mattatore del film, con le sue piccole manie, la sua scontrosità verso gli altri, ma anche la sua mostruosa conoscenza dell’arte e di quello che è vero o falso; basta una piccolissima sfumatura per scoprire che l’opera non è vera, ma – aggiunge Virgil – in ogni “falso” esiste un piccolo particolare che ci conduce all’anima di colui che lo ha realizzato.

La seconda parte si concretizza sull’incarico che Virgil riceve da Claire e dei preparativi che vengono messi in opera per fare il catalogo e passare poi alla valutazione: il tutto, però, con le difficoltà frapposte dallo strano comportamento della ragazza; in questa parte Virgil abbandona l’iniziale tracotanza e si avvicina sempre più allo strano personaggio che vive segregata in casa; il desiderio di vederla – lui dice che si tratta di sola “curiosità” – gli prende il sopravvento su ogni altro atteggiamento e diventa quasi una fissazione, da mettere insieme a quella di trovare gli ingranaggi per ricostruire l’automa.

La terza parte comprende tutte le sequenze di quando la ragazza si mostra e quindi la relazione tra i due comincia ad andare avanti: la cena con le vivande portate da lui, l’uscita con la ragazza e la visita alla casa di Virgil, dove Claire viene introdotta nel “bunker” dove si trova la collezione di ritratti femminili . Abbiamo anche una scena importante: i due dormono insieme ed il commento che l’uomo farà all’amico Robert  è “non avevo mai dormito con una donna”.

La quarta e ultima parte si riferisce alla decisione di Virgil di abbandonare la sua attività per dedicarsi interamente al suo rapporto con  Claire e la delusione dell’abbandono della donna insieme all’amico Robert – questa affermazione è solo “cinematografica” perché non se ne hanno le prove – delusione che lo conduce alla pazzia o comunque ad una depressione dalla quale non si intravede via di uscita.

Su tutto il film aleggia una frase che viene pronunciata dal segretario di Virgil in risposta alla domanda su come è stare con una donna: “ vivere con una donna è come partecipare ad un’asta;non sai mai se la tua è l’offerta migliore”; a questo concetto si aggiunge l’altro che riguarda la fallacità dello sguardo e della sua pretesa di far propria l’essenza delle cose.

Per mostrarci questa dualità delle cose il film ci fornisce diversi esempi, dal falsificatore di opere d’arte che potrebbe essere quello che in realtà non è, al continuo gioco d’ombre laddove ogni cosa potrebbe essere quello che sembra e quindi ognuno dei  personaggi si nasconde dietro una “sua maschera”:  chi dietro ad una parete, chi dietro ai dipinti che tanto ama e quindi tutti i personaggi finiscono per essere una cosa diversa da quello che danno a vedere; il tutto utilizzando due delle pratiche più antiche dell’uomo, l’Arte e l’Amore, le cui istanze poggiano totalmente sulla magistrale interpretazione di Geoffrey Rush.

E qui ritorna la domanda “quale e per chi sarà la migliore offerta?”, forse quella più bassa per assicurarsi una crosta – senza che nessuno si accorga dell’inganno – che invece cela un capolavoro oppure quella più alta con la quale si porta a casa la copia fatta da un abile falsario.

E quindi possiamo dire che il film non ha una vera e propria idea tematica, bensì mostra il susseguirsi tra verità e finzione, tra ciò che appare e ciò che è, trascinando il protagonista in un tragico susseguirsi di circostanze che lui non riesce a leggere compiutamente ma che, al contrario, gli si mostrano sempre come diverse da quello che sembrano; quindi possiamo definire l’opera come una trasposizione di una idea filosofica che dice come “l’uomo non riesca mai a conoscere la realtà che lo circonda”.

Gli attori sono tutti di altissimo livello: Geoffrey Rush, (ai David gli è stato preferito Mastandrea; non ho visto il film di quest’ultimo e quindi non posso dire niente) attorno a cui è costruito l’intero film e che è costantemente sullo schermo, offre un’interpretazione maiuscola, tanto da meritare un grosso premio, ma anche l’intramontabile Donald Sutherland nel ruolo dell’amico Billy con cui Virgil combina qualche affaruccio poco pulito e a cui confida alcuni suoi segreti è impeccabile; ed anche Jim Burgess, nei panni dell’abile artigiano Robert e Silvia Hoecks nel ruolo di Claire, pur senza voler competere con i primi due, forniscono delle interpretazioni molto valide.

Per concludere, due parole sul regista e sceneggiatore, quel Tornatore che è uscito dal “disastro” – di critica e di botteghino – di “Baaria” e si è rimesso a lavorare con un film che abbandona le sue consuete atmosfere siciliane e presenta un’opera di respiro internazionale che si meriterà certamente un buon voto della critica; avvicinare il pubblico con questa struttura narrativa sarà assai più difficile, vista l’impreparazione alla lettura che ormai dilaga, e la non facile fruibilità di molte sequenze,  ma da parte mia non manca certo un sincero augurio al regista siciliano.

TORNATORE TRIONFA AI DAVID DI DONATELLO

Giuseppe Tornatore, con il film “La migliore offerta” si è portato a casa sei David e ha lasciato ben poco agli altri; vediamo tutti i  premi assegnati:-         
Miglior film: “La migliore offerta” diretto da Giuseppe Tornatore-         
Miglior regista: Giuseppe Tornatore per “La migliore offerta”-         
Miglior regista esordiente: Leonardo di Costanzo per “L’intervallo”-         
Migliore sceneggiatura: R.Andò e A.Pasquini per “Viva la libertà”-         
Miglior produttore: Domenico Procacci per “Diaz”-         
Migliore attrice protagonista: Margherita Buy per “Viaggio sola”-         
Migliore attore protagonista: Valerio Mastandrea per “Gli equilibristi”-         
Migliore attrice non protagonista: Maya Sansa per “Bella addormentata”-
Migliore attore non protagonista: Valerio Mastandrea per “Viva la libertà”-         
Miglior direttore della fotografia: Marco Onorato per “reality”-         
Migliore musicista: Ennio Morione per “La migliore offerta”-         
Migliore canzone originale: “Tutti i santi giorni”-         
Migliore scenografo: Sabatini e Giovannetti per “La migliore offerta”-         
Miglior costumista: Maurizio Millenotti per “La migliore offerta”-         
Miglior truccatore: Dalia Colli per “Reality”-         
Migliore acconciatore: Daniela Tartari per “Reality”-         
Miglior montatore: Benni Atria per “Diaz”-         
Miglior fonico di presa diretta: Ugolinelli e Palmerini per “Diaz”-         
Migliori effetti digitali: Storyteller – Mario Zanot per “Diaz”-         
Miglior film dell’Unione Europea: Amour di Michael Haneke-         
Miglior film straniero: Django di Quentin Tarantino-         
Migliore documentario di lungo metraggio: “Anjia (La Nave) di Seiko-         
Miglior cortometraggio: L’ESECUZIONE di Enrico Iannaccone-         
David Giovani: “La migliore offerta” di G.Tornatore-         
David alla carriera: Vincenzo Cerami

Dico subito che sono d’accordo con la Giuria che ha assegnato i premi sopra indicati; per quanto riguarda “La migliore offerta”.

Franco Sestini.

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