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In ordine di sparizione

Il thriller norvegese in salsa pulp: tra un necrologio e l’altro trionfa l’ironia

Nils vive nel villaggio norvegese di Beitostølen dove esercita la professione (evidentemente simbolica) di spazzaneve. E’ quello, insomma, che nel lungo inverno scandinavo lavora instancabilmente per mantenere le strade pulite e transitabili. E, tanto per capire quanto il suo contributo alla comunità sia considerato indispensabile, il consiglio comunale lo ha appena eletto uomo dell’anno. Suo figlio, però, viene trovato ucciso da un’overdose e Nils capisce che la polizia ha già archiviato il caso. Ma lui sa che il figlio non era un drogato e, diligentemente, indaga in proprio per risalire ai mandanti. E poco gli importa se, un morto dopo l’altro, si metterà contro un boss locale detto il Conte e una banda di agguerriti spacciatori serbi.

Hans Petter Moland è sicuramente un norvegese anomalo. Prima di “In ordine di sparizione”, ad esempio, aveva realizzato “Beautiful Country” raccontando di un giovane vietnamita che andava negli Stati Uniti alla ricerca del padre (un soldato americano divenuto cieco). Poi, nel momento dell’esplosione del thriller scandinavo grazie ai romanzi di Stieg Larsson, è approdato al genere mostrando subito una forte propensione all’umorismo nero e alle riflessioni esistenziali. Dopo “En ganske snill mann” del 2010, che non trova distribuzione italiana e segna l’incontro con Stellan Skarsgård nel suo primo approccio con la rivisitazione grottesca del noir, “In ordine di sparizione” conferma un talento che potrebbe anche meritare una platea più vasta di quella assicurata da una distribuzione indipendente. Si fa presto, infatti, a dire che Moland aderisca senza personalizzazioni a un genere portato in auge dal cinema pulp di Tarantino e Guy Ritchie. In realtà, a guardare un po’ meglio, appare evidente come l’autore si appropri di alcune caratteristiche del genere per demolirne alla base luoghi comuni e procedure spettacolari. Lo stesso titolo originale, “Kraftidioten”, che associa il concetto di forza a quello di idiozia, dovrebbe dare qualche indicazione sulle strade battute da Moland che, esclusi alcuni eccessi ed accelerazioni dovuti alla necessità di rimanere nel recinto del pulp, ha molto più a cuore la forza dell’ironia che quella delle morti violente e degli schizzi di sangue. E poi, le fonti non sono soltanto statunitensi. Il protagonista Nils, proprio come Clint Eastwood in “Per un pugno di dollari”, riesce a mettere una contro l’altra le due bande rivali che si spartiscono il territorio favorendone la reciproca eliminazione. Al di là di questo, il riferimento a Sergio Leone non è casuale. Nils, interpretato con quieta determinazione da Stellan Skarsgård, è l’outsider che, trovandosi in un meccanismo obiettivamente più grande di lui, pensa bene di trarre profitto (morale in questo caso, non economico) dalla rivalità di due bande che, per quanto fisicamente forti e armate fino ai denti, si rivelano molto vulnerabili nella stupidità che viene loro dalla convinzione di essere invincibili. Da una parte il Conte, che potremmo chiamare l’idiota numero uno: è salutista, vegetariano, si occupa a modo suo dell’educazione del figlio e spara (o meglio, fa sparare) al primo segnale di tradimento, pericolo o quant’altro. Dall’altra Papa, il patriarca serbo, interpretato quasi senza parole da Bruno Ganz, che usa più o meno gli stessi metodi ma ha dalla sua la discendenza familiare al posto dei killer prezzolati. Nils sembra perdente in partenza, almeno finché non cominciamo ad apprezzare (un termine da non intendersi in senso globale) le sue strategie e i suoi modus operandi. Il suo spazzaneve, come il camion di “Duel”, incombe quasi a voler ricordare che ci sono più maniere per tenere le strade pulite. E Moland ha un’idea che giustifica il titolo italiano (traduzione di quello inglese, probabilmente più funzionale al film di quello originale): dopo ogni uccisione appare sullo schermo il nome della vittima, il suo nome di battaglia e il simbolo religioso di appartenenza (croce classica, croce ortodossa, croce di Davide). Nel complesso, mettendo in conto anche una capacità notevole nella costruzione dell’immagine, non si ha l’impressione di trovarsi di fronte al solito campionario di macelleria: più “Fargo” che “Pulp Fiction”.

IN ORDINE DI SPARIZIONE (Kraftidioten) di Hans Petter Moland. Con Stellan Skarsgård, Bruno Ganz, Pål Sverre Hagen, Jakob Oftebro, Brigitte Hjort Sørensen. N/S 2014; Thriller; Colore

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