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Philomena

GENERE: Drammatico REGIA: Stephen Frears SCENEGGIATURA: Steve Coogan ATTORI:  Judi Dench, Steve Coogan, Charlie Murphy FOTOGRAFIA: Robbie Ryan MONTAGGIO: Valerio Bonelli MUSICHE: Alexandre Desplat PRODUZIONE: BBC Films, Baby Cow Productions, British Film Institute (BFI) DISTRIBUZIONE: Lucky Red PAESE: Gran Bretagna 2013 DURATA: 98 Min USCITA CINEMA: 19/12/2013

Padre perdona loro perché non sanno quel che fanno” (Lc 23,34): queste parole pronunciate sulla croce da Gesù e riportateci dall’evangelista Luca danno chiaramente il senso della complessità di un gesto quale il perdono che tanto è grande quanto spesso è incomprensibile e contro ogni buon senso umano.

Sembra essere questo il tema dominante, il messaggio che il regista Stephen Frears vuole comunicarci con il suo ultimo lavoro ‘Philomena’ presentato in concorso anche al 70° festival del cinema di Venezia 2013  dove ha riscosso solamente il premio Osella per la sceneggiatura  quando,soprattutto’ si pensa al fatto che Bertolucci,presidente della giuria, ha ritenuto molto più meritevole il documentario “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi.

Stephen Frears è un regista di lungo corso ed ormai avvezzo ad usare scientemente gli strumenti del linguaggio cinematografico: ricordiamo “My beautiful Laundrette” (1985) ma soprattutto il film che forse gli è valsa la simpatia del grande pubblico “Eroe per caso” del 1992 interpretato dal grande Dustin Hoffman, con ciò evidenziando come nella sua notevole produzione egli si sia dimostrato in grado di spaziare su importanti  temi sia sociali che psicologici.

In questo film Stephen Frears tratta soggetti  già affrontati  anche se sotto luce diversa: descrive infatti  l’ambiente dei bigotti religiosi Irlandesi  (“Liam” del 2000) come pure fa cenno a quelli  dell’omosessualità (“L’importanza di essere Joe”) nulla però togliendo a quanto portato  in Philomena che anzi risulta un approfondimento permeato da un impietoso giudizio.

La storia che fa da sfondo a questo lavoro è un fatto di vita vissuta  quale quello delle tante giovani che , rimaste incinte, erano soggette all’ostracismo dalla società pseudo-cattolica irlandese dei primi del dopoguerra e costrette in veri e propri campi di concentramento dove venivano sfruttate ed a cui veniva tolto il figlio lucrando sulle adozioni.

Una delle scene volutamente allegoriche riguarda l’immagine dell’ingresso dell’istituto delle suore dove la nostra protagonista è vissuta: una cancellata in ferro con una scritta in alto a semicerchio “Istituto delle suore del Sacro Cuore” che ricorda tantissimo quel  “Arbeit macht frei “ posto all’ingresso di tanti campi di concentramento.

La storia , come detto, si rifà a fatti realmente accaduti nel 1952 quando una ragazza che si concede convintamente  ad un giovane rimanendo incinta , viene allontanata dalla società perbenista e rinchiusa in un convento di suore con un errato senso della carità ; esse si assurgono a giudici e carcerieri al fine di far espiare alle sventurate i propri crimini sessuali; i figli vengono loro tolti  e dati in adozione a facoltosi americani anche per rimpinguare le casse dell’istituto.

Dopo 50 anni Philomena ,che non aveva mai smesso  di cercare, con l’aiuto di un famoso giornalista – l’addetto stampa del primo ministro inglese Blair silurato per intrighi politici –si mette alla ricerca del figlio e  ritrova non solo le tracce del bambino ma riesce a ricostruirne buona parte della vita. Accanto a lei il giornalista Martin che è costretto ancora una volta a misurarsi con la malvagità e l’opportunismo del mondo che questa volta si accanisce nei confronti della sua ‘assistita’ ; lo sconvolgete è che di fronte a tutto ciò Philomena non matura il minimo odio, non un qualche risentimento o desiderio di vendetta verso i suoi aguzzini  sia passati che  verso gli imbroglioni tuttora operanti nell’istituto religioso, ingenerando nello spettatore un senso di fastidio per questa accettazione apparentemente  passiva.

Ma il progetto psicologico del regista è assolutamente coerente: quanto più lo spettatore si troverà turbato dalla malvagità di quel sistema,tanto più assume senso ‘religioso’ quel perdono che viene concesso oltre ogni limite,oltre ogni logica,oltre ogni buonsenso  proprio come ha fatto il Cristo con i suoi assassini.

E come Cristo ha consentito che la malvagità degli uomini ed il suo conseguente perdono fossero conosciuti dal mondo tramite le parole dell’evangelista Luca , così Philomena decide di far conoscere la sua storia dando mandato al giornalista Martin Sixsmith di pubblicare la sua storia  : in effetti ciò è avvenuto realmente con il libro “The lost Child of Philomena Lee” che, pubblicato nel 2009 ha costituito motivo di riflessione per tanti ambienti ed occasione di sostegno a tante altre madri vittime di questo malcostume.

Un’ultima considerazione va fatta dal punto di vista linguistico: se è vero che l’idea portante del film è “il perdono”  non si deve tralasciare il fatto che esso inizia parlandoci di Martin e chiude con un suo gesto tanto simbolico quanto significativo. Come insegna la semiologia del racconto applicata all’ambito cinematografico, la prima e l’ultima immagine danno la chiave di lettura del film: se poi aggiungiamo anche che un protagonista è tale se in un racconto subisce una evoluzione psicologica, pur sempre in qualsivoglia ambito, non si può non leggere il film anche in chiave del protagonista : lo spettatore non manchi quindi di chiedersi quale sia stata la metanoia di Martin aggiungendo così un ulteriore contributo al valore del film.

Philomena”  è splendidamente condotto da Stephen Frears ma anche magistralmente interpretato da Judi Dench (più che apprezzata anche recentemente in ‘007 Skyfall’, ‘J.Edgar,’ e ‘Marigold Hotel’)  appoggiata dal pur bravo Steve Coogan (voce originale di Silas Ramschiappa in “Cattivissimo me 2”)

E’  giustificatamente ipotizzabile per questo film quanto successo di recente per  “Vita di Pi” che partito con il parziale sostegno dei distributori  è divenuto un  gran successo grazie alla grande accoglienza del pubblico oltre che dopo l’assegnazione di ben 4.

Philomena uscito in 150 schermi – contro i 5-600 dei miseri Cinepanettoni –  parte bene con  mezzo milione di euro al primo week-end  (22 dic 2013) e 13ML in USA. 

Vito Rosso

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