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pinocchio_2012PINOCCHIO
di Enzo D’Alò

(Pinocchio) REGIA: Enzo D’Alò. SCENEGGIATURA: Enzo D’Alò, Umberto Marino, tratto da “Le avventure di Pinocchio” (1883) di Carlo Collodi. (Formato: Panoramico/Colore). MUSICA: Lucio Dalla, Canzoni: “Mangia e Bevi”, cantata da Nada; “La Canzone di Turchina”, cantata da Leda Battisti; “Busker”, cantata da Marco Alemanno. PRODUZIONE: Cometafilm, Iris Productions, Walking The Dog, 2d-3d Animation, Rai Fiction. DISTRIBUZIONE: Lucky Red. GENERE: Film d’animazione. ORIGINE: Italia. ANNO: 2013. DURATA: 84’.- (Junior Cinema: Baby)

Pinocchio è il burattino che Mastro Geppetto si è costruito da sé, da un ciocco di legno. Pinocchio, in realtà è una burattino animato e indisciplinato che incappa in numerose avventure piene di imprevisti. Fortunatamente in suo aiuto giunge la Fata Turchina che gli offre la compagnia di tre animali: un corvo, una civetta e un grillo parlante. Pinocchio continuerà a cacciarsi nei guai finché finirà nel ventre di una balena dove salva Geppetto e avrà finalmente la sua ricompensa…Questa la storia arcinota, ma per conoscere bene le motivazioni che hanno spinto il regista a raccontarla di nuovo per immagini, dopo vari tentativi, tra cui quello di Walt Disney, molto liberamente interpretato, leggiamo quanto il regista stesso ha dichiarato: “È dal 2000, appena terminata la quarta versione della sceneggiatura, che mi arrovello su quale sia la strada corretta e originale per ri-raccontare la storia di Pinocchio. Abbandonata, ripresa, abbandonata, poi ripresa, poi nuovamente abbandonata. Per quale reale motivo Collodi scrisse una storia per bambini, moralista, troppo, lui che moralista non appariva? Perché una storia per i bambini? Qual era il punto di vista della storia? Pinocchio o Geppetto, la Fatina o il Grillo? Alle tante metafore contenute nel testo mi mancava il collegamento e soprattutto la motivazione iniziale dell’autore. Poi il mio babbo ci ha lasciati. Ho cercato di approfondire i perché di un dialogo spesso sempre superficiale, avevo bisogno di capire e giustificare il mio atteggiamento di figlio “non ubbidiente”. Ma anche di comprendere che cosa avesse prodotto le sue aspettative nei miei confronti, da me sovente disattese… La memoria di mio padre, il suo rifugiarsi in certezze perdute e lontane, cercare in me, la possibilità di rivivere ciò che aveva vissuto. Guardarsi nei miei occhi, con i miei occhi, mentre io, suo piccolo golem di ciccia, ero spietato nel sistematico sovvertimento delle sue aspirazioni, dotato di volontà propria, padre a mia volta di me stesso. Ho riletto il romanzo di Collodi sotto questa nuova luce. Mentre Geppetto costruisce Pinocchio, si rivede nel suo volto. Immagina ciò che Pinocchio vede quando lo guarda. Si accorge di trasformarsi nel padre di se stesso. Nel bambino-burattino rivede il suo passato e, anche, le aspettative perdute. Si emoziona. Ha nostalgia per le scelte che non ha mai fatto. Forse Geppetto costruisce Pinocchio nella speranza di non finirlo mai? Il suo obiettivo è il percorso, la fantasia interiore che scatena il processo di creazione: è il suo punto di vista di bambino perduto ad immaginarsi tutta la storia. Il rimpianto, la memoria, il futuro e le aspettative diventano Pinocchio”.

* Presentare Pinocchio ai bambini moderni può creare qualche difficoltà, ma certe storie sono senza tempo e rappresentano un modo per affrontare temi e argomenti importanti, come quello del rapporto genitori-figli. Usando uno stile ormai collaudato e un disegno stilizzato, ma di tipo tradizionale (il tutto impreziosito dalle musiche di Lucio Dalla), D’Alò costruisce il suo Pinocchio dando ampio spazio al personaggio di Geppetto e alla figura del padre. In considerazione anche della forma con cui il film è stato realizzato, questo può essere utilizzato non solo per la visione familiare con i più piccoli, ma anche proposto alle scuole, invitando al confronto tra cinema e letteratura, tra immagini e testo scritto.

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