In Programmazione della settimana

 

Serate d’autore

TERRAFERMA

di Emanuele Crialese

 

(Terraferma) REGIA: Emanuele Crialese. SCENEGGIATURA: Emanuele Crialese e Vittorio Moroni. INTERPRETI: Donatella Finocchiaro, Filippo Puccillo, Mimmo Cuticchio, Giuseppe Fiorello. FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti (Formato: Cinemascope/Colore).  MUSICA: Franco Piersanti. PRODUZIONE: Cattleya con RAI Cinema, Babe Films, France 2 Cinéma. DISTRIBUZIONE: 01 Distribution. GENERE: Drammatico. ORIGINE: Italia. ANNO: 2011.  DURATA: 90’.

Sull’isola, Ernesto, 70 anni, non vuole rottamare il peschereccio. Il figlio Nino invece ha smesso di pescare e si dedica ai turisti. Filippo, 20 anni, ha perso il padre in mare ed è sospeso tra il nonno e lo zio. Sua madre, Giulietta, giovane vedova, capisce che il futuro è lontano da quell’isola. Un giorno dal mare arriva un gruppo di migranti. Tra essi, Giulietta accoglie Sara, un figlio piccolo, un altro che nasce poco dopo. Non possono restare nascosti, Giulietta e Ernesto cercano di farli scappare ma la sorveglianza è rigida. Giulietta sembra rassegnata a rinunciare. Filippo invece non lo è: rompe i sigilli del peschereccio sequestrato e in piena notte si lancia in mare aperto verso la terraferma….Dopo “Respiro” (2002) e “Nuovomondo” (2006), Crialese torna a Lampedusa dove, dice: “Ho trovato un luogo molto diverso da come lo ricordavo durante le riprese di ‘Respiro’. Il mio scoglio sperduto in mezzo al mare è adesso terra di frontiera”. Da qui le due facce della storia. Da un lato il carattere chiuso e orgoglioso di Ernesto, che non rinuncia alle tradizioni; dall’altro il tema, difficile e scomodo, dell’immigrazione. Dopo aver girato intorno all’argomento in una sorta di diario di ciò che la cronaca recente ci ha raccontato, il regista trova una sintesi nel giovane Filippo, nella sua follia che rompe indugi e schemi e fugge verso nuovi ‘mondi’. E’ diritto naturale dell’uomo di andare, cercare, conoscersi, cambiare luogo. Ma poi ci sono le leggi che sempre l’uomo fa per organizzarsi in società, per darsi delle regole condivise. Tra qualche lieve forzatura e sbalzi di tensione, Crialese opta per un finale onirico e arrabbiato, metaforico e generazionale. L’ispirazione è sincera, lo svolgimento riuscito e il film risulta capace di avviare riflessioni su molti temi dell’Italia contemporanea.

* Terraferma torna a fotografare la Sicilia, la migrazione e il mare dopo ‘Respiro’ (girato a Lampedusa) e ‘Nuovomondo’ (dedicato al dramma della migrazione in America nei primi del Novecento). Interpretato tra gli altri da Donatella Finocchiaro e Beppe Fiorello, il film ambientato nell’isoletta di Linosa, tra realtà e mito, racconta un drammatico sbarco, l’incontro tra un’isolana e una straniera, ospite inattesa, la dolorosa presa di coscienza del giovane Filippo (Filippo Pucillo, attore non professionista al suo terzo film con Crialese) che in 20 anni non ha mai lasciato casa, il cinismo di un mondo che chiude gli occhi sul dramma dell’altro, la tragedia di chi è sopravvissuto rimanendo a galla, il coraggio di chi rischia la vita per cambiare la propria storia e quello di chi pensa che prima della crudele legge dell’uomo venga quella antica e compassionevole del mare.

  

Serate d’autore

 TORNERANNO I PRATI

di Ermanno Olmi 

Con: Claudio Santamaria, Andrea Benetti, Domenico Benetti, Jacopo Crovella. Distribuzione: 01 Distribution. Genere: Drammatico. Durata: 90’

 

Fronte Nord-Est della guerra, dopo gli ultimi scontri del 1917 sugli Altipiani. Gli avvenimenti si susseguono imprevedibili. Lunghe attese sono seguite dal tragico incalzare di bombe e agguati. Ufficiali e soldati fanno i conti con se stessi, con gli uomini intorno, con le motivazioni dello stare lì e anche con la paura che non finisce mai di debilitare l’equilibrio dei soldati… Olmi realizza un film contro la guerra, come “Il mestiere delle armi” e anche un apologo sul perdono, come già “Cantando dietro i paraventi”. C’è, inoltre, la memoria dell’Italia dialettale e contadina che Olmi aveva celebrato nell’ “Albero degli zoccoli”. Ma se nel capolavoro del 1978 l’orizzonte del racconto coincideva quasi perfettamente con un manzoniano abbandono alla Provvidenza, oggi lo sguardo di Olmi si sposta verso il giaciglio su cui patisce Giobbe e che nel frattempo si è trasformato nelle brande in cui i soldati dormono con un occhio solo. Da dove verrà la morte?, si domandano.

 

Cinema insieme – Junior Cinema

 

IL MIO AMICO NANUK

di Brando Quilici e Roger Spottiswoode 

Con: Dakota Goyo, Goran Visnjic, Duane Murray, Kendra Timmins. Distribuzione: Medusa. Durata 90’ Genere: Avventura.

 

“Il mio amico Nanuk” è un’appassionante avventura nelle sconfinate, bellissime, ma ostili terre dell’Artico Canadese. Protagonisti Luke, ragazzo di 14 anni e Nanuk, un cucciolo di orso. Il giovane Luke sfiderà i pericolosi elementi naturali per riportare alla madre il piccolo orso. Lo aiuta nella difficile impresa Muktuk, guida Inuit che conosce quell’ambiente ostile. Nel rischioso viaggio fino all’estremo nord, una tempesta e il crollo di giganteschi ammassi di ghiaccio separano Muktuk da Luke ed il cucciolo. Abbandonati a se stessi, i due dovranno vedersela da soli con branchi di orsi polari, iceberg giganti e una violenta tempesta. Riuscirà Luke, alla fine di un percorso che lo vedrà prendere decisioni difficili, a riportare a mamma orsa il suo cucciolo? Ottimamente fotografato e realizzato con cura, il film è adatto alla visione familiare. Il mio amico Nanuk è un invito a far riflettere e ad adoprarsi per migliorare il mondo in cui viviamo. Il film racconta un viaggio alla scoperta di se stessi, di crescita. Ma, al di là dell’elemento legato alla storia, è al tempo stesso una voce di denuncia verso la catastrofe che l’uomo sta originando in questo luogo sconfinato e dimenticato, ma importante per l’ecosistema mondiale.

 

 

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