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Analisi delle sequenze

di Marco vanelli

 

Terza parte

1) Saulo in sinagoga (cfr. Atti 9,19b-21). Saulo indossa di nuovo il tefillin per entrare in sinagoga. In questo modo Saulo si riappropria della tradizione ebraica di cui è stato campione per fede e zelo, in modo da poter parlare agli ebrei sul loro piano. Nella sinagoga stanno recitando il Salmo 110. Dopo che ha annunciato la sua conversione, è costretto a scappare.

2) Saulo in pericolo (cfr. Atti 9,23-24). L’avvertimento a Saulo che lo vogliono arrestare avviene mentre sta cenando con Anania, in un momento quotidiano di vita in comune. Piano sequenza.

3) Fuga di Saulo (cfr. Atti 9,25). La fuga notturna nella cesta, un solo versetto nel testo, è dilatata nel film a vero episodio avventuroso.

4) Gerusalemme, partenza di Pietro (non esiste un richiamo negli Atti). È una sequenza riepilogativa. Segna un passaggio temporale brusco con il racconto che precede. Sono passati tre anni dall’ascensione di Gesù: la Chiesa è in pace e cresce (cfr. Atti 9,31), ma il mondo, dominato da Roma, è in subbuglio. Caligola impone il culto della sua persona anche a Gerusalemme. Pietro si preoccupa della Chiesa di Lidda, poi all’improvviso sente di dover partire per Giaffa, anche contro il parere degli altri Apostoli. In questo modo si giustifica la presenza di Pietro a Lidda e Giaffa, come leggiamo in Atti 9,32 e Atti 9,38, ma gli episodi della guarigione del paralitico e della risurrezione della vedova sono saltati (cfr. Atti 9,32-42).

5) Pietro a Giaffa (cfr. Atti 9,43). Pietro arrivato a Giaffa cerca il tintore, augura la pace alla sua casa, chiede lavoro e viene accolto. Nel testo si tratta di un conciatore e ne conosciamo il nome: Simone. Da notare l’attenzione al dettaglio della vicinanza della casa al mare, che intravediamo in fondo alla via, come è indicato più avanti nella visione di Cornelio (cfr. Atti 10,6).

6) Soldati romani invitano Pietro da Cornelio (cfr. Atti 10,7-8;17-23). La visione di Cornelio e quella di Pietro non vengono rappresentate, ma ricuperate nei dialoghi delle sequenze successive. In questa sequenza Rossellini si distacca in più punti dal testo per seguire il suo solito procedimento. Pietro sta presso Simone non come ospite, ma come operaio. La tintoria è una piccola comunità dove tutti lavorano, uomini e donne. Si noti l’inizio della sequenza: una donna all’arcolaio, poi le altre, poi il totale con Pietro indaffarato. C’è sempre l’incarnazione degli Apostoli nella storia e nel lavoro quotidiano. Inoltre viene sottolineato il passaggio epocale che sta per avvenire attraverso le resistenze che nell’animo e nella cultura degli ebrei-cristiani si manifestano nei confronti dei romani. Quelli che vengono a cercare Pietro sono soldati, e nonostante le buone intenzioni espresse a parole, destano sospetto nel tintore. Entrare in casa di un pagano – e per di più invasore – è una trasgressione morale e politica della legge di Mosè. Il regista sottolinea che la scelta di Pietro di seguirli è pericolosa e rivoluzionaria. Si perde quel clima pacificato che troviamo nel testo, derivante dall’aver compreso il significato delle visioni. Anche l’avvertimento dello Spirito a Pietro di andare incontro ai servi di Cornelio senza esitare (cfr. Atti 10,19-20) lo si evince nel film dall’isolarsi di Pietro vicino al pozzo e dalle sue parole: «Il Signore vuole che io vada»; ma per lo spettatore che non lo sa o non ci crede, resta il travaglio di un uomo di fronte a una scelta che cambierà la storia.

7) Conversione di Cornelio a Cesarea (cfr. Atti 10,24-43). L’adesione alla fede da parte di Cornelio e della sua famiglia avviene in un contesto semplice e quotidiano. Cornelio trova nelle parole di Pietro la conferma alla sua ricerca di fede vissuta nella consapevolezza che esiste un unico vero Dio, nella preghiera e nell’elemosina. L’episodio conferma anche a Pietro che Dio non ha preferenza di persone, ma supera le divisioni fra nazioni e razze. A suggello di tutto questo Pietro dà loro il battesimo, che nemmeno viene mostrato. Indicativa è la scelta di Rossellini di saltare l’episodio miracoloso della discesa dello Spirito sulla famiglia di Cornelio che nel testo precede il battesimo stesso (cfr. Atti 10,44-47), salvo riprenderne il tema nel dialogo della sequenza 9.

8) Pietro in viaggio verso Gerusalemme (non esiste un richiamo negli Atti). Pietro è nel deserto, carico della novità teologica, pastorale e umana di cui è stato testimone. La prima delle due inquadrature che compongono la sequenza esprime l’intensità del momento con lo zoom che si ferma sul suo primo piano e con la musica che continua fino all’arrivo in Gerusalemme.

9) Pietro riferisce agli Apostoli (cfr. Atti 11,1-18). La notizia di Pietro desta resistenze negli Apostoli. Ma lui ribadisce la sua convinzione che Dio non ha preferenza per nessuno. Allora avviene la comprensione di tutti che Gesù sta chiedendo loro di fare questo salto di mentalità. C’è comunque preoccupazione per il prevedibile scandalo dei circoncisi.

10) Arrivo di Saulo e Barnaba a Gerusalemme (non esiste un richiamo negli Atti). È sera; prima di chiudere le porte della città i guardiani chiamano dentro gli ultimi pellegrini. Tra questi ci sono Saulo e Barnaba. Altri due viandanti non fanno in tempo e si sistemano per terra vicino alla porta. Inserto utile per capire gli usi del tempo.

11) Incontro di Saulo con gli Apostoli (cfr. Atti 9,26-28). L’episodio nel testo avviene subito dopo la conversione di Saulo, mentre nel film viene posticipato di tre anni durante i quali Saulo ha vissuto nel deserto per ascoltare la voce di Colui che lo ha scelto fin dal seno di sua madre. Il testo di riferimento è in questo caso la lettera ai Galati 1,16-24, dove troviamo anche l’indicazione dei tre anni. Gli Apostoli riuniti quando sentono bussare hanno paura. Il primo ad accogliere Saulo è Pietro. C’è diffidenza in città nei confronti di Saulo perché non si crede alla sua conversione. Pietro lo invia in Siria e Cilicia per testimoniare della sua fede ai fratelli che prima perseguitava (cfr. Gal 1,21-24). Piano sequenza.

12) Rivolta del pane (non esiste richiamo negli Atti). Il popolo ha fame. Il re Erode non se ne preoccupa e manda i soldati a sedare con le armi la rivolta. È una strage tipica di un potere dittatoriale. L’unico accenno a una carestia nel testo è in Atti 11,27-30, ma il contesto è diverso. L’episodio interessa Rossellini evidentemente per la sua portata sociale, di palese repressione del diritto.

13) Discorso di Giacomo e arresto (non esiste richiamo negli Atti). Dopo la strage, mentre le donne piangono i cadaveri, l’apostolo Giacomo si scaglia contro i potenti, accusandoli della malvagità del loro operato. Il testo del suo discorso è preso da punti diversi della lettera di san Giacomo (nell’ordine: 4,8b; 4,1-2; 3,13-18; 5,1-3a), anche se l’autore della lettera non è il Giacomo fratello di Giovanni come nel film, ma il fratello del Signore. È un’azione civile oltre che di annuncio.

14) Erode decide la soppressione di Giacomo (cfr. Atti 12,1-3). Si tratta di Erode Agrippa, nipote di Erode il Grande, che effettivamente nel 44 fece uccidere Giacomo di Zebedeo e nello stesso anno morì (come risulta anche da Atti 12,20-23, ma non dal film). Questo re sente il peso della tradizione familiare cui deve uniformarsi nell’astuzia politica e nella capacità di garantire l’ordine. In questo senso la persecuzione dei cristiani gli offre la possibilità di accontentare sia i romani, sia i capi religiosi di Israele. Ne deriva un ritratto di uomo politico abile a giostrare le alleanze per garantirsi il potere. Piano sequenza.

15) Decapitazione di Giacomo (cfr. Atti 12,2). Descrizione della cruda esecuzione di morte di fronte al popolo.

16) Pietro liberato dal carcere (cfr. Atti 12,3-17). La liberazione miracolosa di Pietro non viene mostrata, ma raccontata da lui a fatti avvenuti. Anche l’incontro con la comunità degli Apostoli è diverso rispetto al testo: non c’è quel tono misterioso, simile al racconto della resurrezione di Gesù, ma c’è il lutto per la morte di Giacomo e la preoccupazione per le persecuzioni che seguiranno. Su tutto questo vince però la fede, per cui se gli Apostoli andranno lontano non è per timore del martirio, ma perché il Signore manda ognuno per una strada diversa. La liberazione di Pietro è letta come segno che la Chiesa deve espandersi attraverso la missione degli Apostoli fino alle estremità della terra. È l’impegno di apertura fattiva verso i non ebrei cui annunciare la salvezza. Emerge il personaggio di Zaccaria, inesistente nel testo, che esprime l’entusiasmo anche in previsione delle avversità che troveranno. La decisione di disperdere la Chiesa di Gerusalemme non trova riscontro negli Atti.

17) Gli Apostoli escono da Gerusalemme (non esiste riscontro negli Atti).

18) Incontro di Saulo e Barnaba (cfr. Atti 11,19-25). Barnaba ha chiamato Saulo da Tarso dove era andato dopo che si erano lasciati a Gerusalemme, per annunciare alla sua gente il Vangelo. Scoraggiamento di Saulo per le difficoltà incontrate. Da notare il solito procedimento del regista: mentre i due parlano si mostra in dettaglio il funzionamento del pozzo d’acqua.

19) Viaggio di Paolo e Barnaba (cfr. Atti 11,26a). Barnaba conduce Paolo (per la prima volta viene chiamato col suo nome romano, mentre nel testo questo cambiamento avviene più avanti, cfr. Atti 13,9) in Siria, ad Antiochia, dove lui risiede da un anno. Il fatto nel testo è cronologicamente antecedente alla carestia e alla persecuzione di Erode Agrippa (cfr. Atti 11,27-30), tanto è vero che i soccorsi alla comunità di Gerusalemme sono portati proprio da Paolo e Barnaba. Lo sradicamento dalla propria terra che tanto spaventa Paolo è letto da Barnaba in relazione all’esperienza di Abramo, quindi di ogni ebreo. Si insiste sulla diversità tra Antiochia e Gerusalemme: la prima, a differenza della seconda, è una città cosmopolita dove si trovano più culture e razze, e i cristiani provenienti dall’ebraismo convivono pacificamente e laboriosamente con i convertiti dal paganesimo. Ricordiamo come questo sia un punto fondamentale della lettura degli Atti da parte di Rossellini: l’affermarsi dell’idea cristiana sulle culture dominanti del mondo di allora.

20) Incontro con i cristiani di Antiochia (non esiste un richiamo negli Atti). Paolo è atteso e bene accolto. Da notare alle loro spalle le donne che portano la legna.

21) Comunità di Antiochia (non esiste un richiamo negli Atti). Qui Paolo incontra Tito. È il battezzato non circonciso che lo accompagnerà al Concilio di Gerusalemme (cfr. Gal 2,1-3, sequenza 17 della quarta parte), a cui Paolo invierà una lettera pastorale. Barnaba e Paolo saranno ospiti di Manaen il vasaio (il suo nome compare in Atti 13,1, ma vi si dice che è stato educato con Erode il Tetrarca). Paolo, per quanto di professione tessitore (cfr. Atti 18,3), pretende di lavorare al pari degli altri poiché ha ricevuto un mandato (il discorso è preso da 1 Cor 9,16-17). Viene messa in evidenza la figlia incinta di Manaen. Il piano sequenza si chiude sul dettaglio del forno per la creta.

22) Paolo e Barnaba al lavoro (non esiste un richiamo negli Atti). Mentre lavorano viene ribadita la differenza tra Gerusalemme e Antiochia, dove i pagani e gli ebrei convertiti convivono senza scandalo. Per quanto grandioso, tutto questo lascia dubbioso Barnaba, ancora legato ai precetti della legge di Mosè. La figlia del vasaio interviene per chiedere spiegazioni a Paolo, segno di un’apertura verso la donna di notevole portata rispetto alla cultura ebraica. Piano sequenza.

23) Lo Spirito santo invia Paolo e Barnaba (cfr. Atti 13,1-3). Donne in preghiera. Gli uomini stanno pregando e digiunando in segreto da tre giorni. Poi lo Spirito parla per mezzo loro mentre sono in un atteggiamento come di trance. Chiede che Paolo e Barnaba vadano in missione, lasciando la comunità di Antiochia di Siria. La musica con le note trattenute e l’eco con cui risuonano le parole del gruppo in preghiera suggeriscono l’intervento divino che nella rappresentazione non ha nulla di miracolistico.

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