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Nuove opportunità emerse dal convegno sulla legge cinema.
Toscana unica regione ad aver censito le Sale della comunità

Il convegno tenutosi a Firenze il 17/12/2016 sul tema “Nuova legge cinema e Sale della comunità” ha dato modo ai rappresentanti di organizzazioni ed associazioni operanti nel settore – oltre che alle associazioni del tempo libero e alle parrocchie dotate di sale adatte a fare cinema – di approfondire le opportunità offerte dalla nuova legge sul cinema e l’audiovisivo.

Hanno partecipato all’incontro, moderato dal giornalista Mauro Banchini:On. sen. Rosa Maria Di Giorgi, relatrice della legge cinemaStefania Ippoliti, Presidente Italiana Film commission e resp. area cinema mediateca Reg. Toscana. Adriano Bianchi, Presidente nazionale ACEC,Francesco Giraldo, segretario nazionale ACEC-ANCCI

Il progetto di censimento delle sale della comunità in Toscana – avviato a gennaio 2016 con finanziamento ACEC e patrocinio CET – si è rivelato di grande importanza per la conoscenza delle risorse presenti sul territorio e per la realizzazione di una rete di collegamento fra i locali e i gruppi dell’intera regione.

Sulle 17 diocesi toscane – escludendo Monte Oliveto Maggiore, che fa capo direttamente alla Santa Sede e comprende soltanto 4 parrocchie legate all’abbazia – ne sono state esaminate finora 10, per un totale di 1288 parrocchie. Oltre 800 indirizzi email e circa 1000 contatti telefonici sono stati inseriti nel database. Circa il 10% (120-130 parrocchie) sono dotate di sale attrezzate. Una decina sono dotate di locali già predisposti per il cinema.
Il valore di queste realtà, in rapporto anche ai vantaggi dati dalla legge, si riscontra nella capillarità: i locali attrezzati per fare cinema si trovano anche in territori a scarsa densità di popolazione (comuni con meno di 15.000 abitanti) e in zone rurali distanti dalle città, dove i cinema sono poco presenti o inesistenti.

La proposta è quella di un nuovo concetto di sala, con costi di realizzazione e gestione contenuti, diversa dal circuito di prima visione. Punti chiave:

  • utilizzo di strutture e attrezzature già esistenti
  • gestione da parte di volontari
  • fascia di pubblico inferiore alle 99 persone
  • accesso ad un segmento di mercato diverso dalla prima visione e dall’homevideo

Questa soluzione, gestibile dai circoli del cinema (operanti sul territorio per la formazione del pubblico – Art.27 della legge), porterebbe ad una maggior attenzione verso quei prodotti che non hanno vita facile nei circuiti di distribuzione ordinari, con conseguente finalizzazione dei contributi statali per le opere di qualità anche per quel pubblico lontano dai circuiti commerciali.

 

Entusiasta il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Mons. Riccardo Fontana, presidente della Commissione CET per le comunicazioni sociali, che ha partecipato all’evento e ha sottolineato nei suoi saluti come finalmente il mondo cattolico abbia potuto dare un nome a realtà così importanti.

Per la prima volta infatti, una legge riporta la dicitura “Sale della comunità”.
La senatrice Rosa Maria Di Giorgi, che ha tenuto a specificare che si è trattata della prima iniziativa in Italia in cui sono stati affrontati i temi della nuova legge, è intervenuta dando un quadro chiaro delle prospettive.

“Questa legge favorirà lo sviluppo dell’impresa cinematografica – ha affermato la senatrice – ma non è un finanziamento statale alle sale, anche perché lo Stato non può sostenere un’impresa. Il cinema però ha un valore culturale che non può mancare, ed è per questo che esiste un Fondo unico dello spettacolo. Ciò che la nuova legge favorirà è il lato culturale del cinema: si vuole dare spazio a chi davvero fa cultura cinematografica. L’idea che ha spinto in questa direzione è quella che attraverso il cinema si potessero di nuovo mettere insieme le persone.”

Cruciale il punto che riguarda l’educazione. “Ogni anno – ha specificato la Di Giorgi – il 3% del Fondo Unico verrà distribuito per attività di educazione. Quando si coinvolge la scuola, si punta al futuro. E c’è bisogno di energie nuove, di giovani che sappiano valorizzare la cultura”.
Da un lato è stato messo in luce l’incentivo necessario per i produttori stranieri a girare i film in Italia, dall’altro lo sviluppo necessario di quelle piccole realtà locali che sono le uniche – perché fuori dall’ottica lucrativa delle sale commerciali e ancor più dei multiplex – a poter fare da tramite fra i prodotti di cultura cinematografica e il pubblico delle periferie italiane.

Proprio di periferie ha parlato Don Adriano Bianchi, presidente nazionale ACEC, per spiegare il concetto di Sala della Comunità. “Faccio un esempio pratico”, ha illustrato. “Nella mia zona, in Lombardia, sono stato ad inaugurare un videoproiettore in una parrocchia di 1300 abitanti. Per comprarlo la gente ha organizzato vendite di fiori e ravioli fatti in casa. Questa è la comunità. La comunità che non vuole perdere i propri luoghi e sa come dargli valore”.

A conclusione del convegno sono state 3 le istanze proposte da Vito Rosso – presidente regionale ACEC-ANCCI – inviate ai tavoli delle commissioni che stanno operando per la definizione dei decreti attuativi della nuova legge cinema:

1) Favorire  la creazione di sale cinematografiche con caratteristiche diverse da quelle del circuito di prima visione (capienza,programmazione,condizioni fiscali,ecc.) la cui gestione possa avere carattere di economicità basandosi sul contributo delle associazioni di volontariato e su prodotti di mercato di difficile circuitazione o uscita dalla prima visione.

2) Definire per i circoli di cultura cinematografica – enti senza scopo di lucro  la cui attività è finalizzata alla formazione del pubblico – condizioni operative che consentano l’accesso ai prodotti cinematografici a condizioni economicamente supportabili prevedendo una diversa modalità di riconoscimento dei diritti d’autore , in specifico per quelle opere destinatarie di contributi pubblici.

Ad un tempo prevedere possibilità di incentivanti per coloro che operano in questo contesto e che, ad un tempo, contribuiscono combattere il malcostume dell’uso improprio dei prodotti coperti da diritti d’autore.

3) Includere i circoli di cultura cinematografica, tramite le associazioni nazionali che li rappresentano, negli ambiti di discussione e di organizzazione delle attività di educazione all’immagine nelle scuole sia a livello nazionale che regionale.

 

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