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IQBAL: BAMBINI SENZA PAURA

di Michel Fuzellier, Babak Payami

 

iqbal 3150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni sono coinvolti nel lavoro minorile nei paesi in via di sviluppo. E’ il 16% del totale per quella fascia di età. Il fenomeno riguarda soprattutto Africa, Asia meridionale, Medio Oriente, anche se le proporzioni del fenomeno sono assai più spaventose in Pakistan (88% dei bambini coinvolti in lavori dannosi per la loro salute), Bangladesh e India. Sono i numeri impietosi diffusi dall’Unicef e che forniscono una preoccupante cornice al film Iqbal: bambini senza paura, un progetto a due teste (producono Italia e Francia, dirigono un francese, Michel Fuzellier, e un iraniano, Babk Payami), dalla gestazione lunghissima, oltre dieci anni, dall’acquisizione dei diritti del libro da cui è tratto alla realizzazione dello storyboard fino alla messa in produzione effettiva. A giudicare dagli applausi scroscianti che i bambini di prima e seconda gli hanno riservato nel matinée al Festival di Roma, ne è valsa la pena. Iqbal non possiede la complessità delle storie Pixar né il disegno, ma ha il dono della semplicità e chiaro in mente il target di riferimento. “Evita perciò ogni riferimento a violenze di tipo fisico, senza risparmiare però quelle psicologiche”, conferma Michel Fuzellier. Il protagonista, Iqbal, vive alla periferia di una metropoli di fantasia di un immaginario Terzo Mondo. Per procurarsi le costose medicine che servono al fratello malato di bronchite, si reca di nascosto in città per vendere la capretta cui è affezionato, ma viene tratto in inganno dal complice di un fabbricante di tappeti e finisce in una specie di fortezza dove altri bambini della sua età sono costretti a lavorare come schiavi ai telai. Solo il coraggio, la scaltrezza e l’amore per la libertà consentiranno a Iqbal di non restarci per sempre. La storia è tratta dal romanzo di Francesco D’Adamo “Storia di Iqbal”, a sua volta ispirata alla vicenda del vero Iqbal Masih, il bambino pakistano divenuto simbolo della lotta contro il lavoro minorile, assassinato vent’anni fa dopo aver denunciato la sua drammatica esperienza e la mafia dei tappeti. Rispetto alla realtà (e al libro), il film ha immaginato un finale diverso perché gli eroi come Iqbal o come Malala, non devono morire. Sono la replica della realtà al tronfio superomismo Marvel e agli effetti speciali rispondono con l’accecante verità della loro testimonianza. Al cinema c’è bisogno anche di loro. Portateci i vostri bambini.

*A Iqbal Masih sono state dedicati diversi riconoscimenti postumi; gli sono, fra l’altro, state intitolate diverse scuole anche in Italia. La sua biografia è stata già adattata in narrativa e al cinema. Alcuni aspetti inventati ricorrono in queste opere, come il legame affettivo con una bambina come lui tessitrice, ripresi anche in questo film di Fuzellier e Payami – il che dimostra come intorno a Iqbal si stia sedimentando un’aura leggendaria che aggiunge ad una base storica documentata strati su strati di elementi di fantasia – come avviene nella stragrande maggioranza delle biografie dall’alto valore simbolico. Il prevedibile lieto fine – giusto e necessario in ottica didattica – è affidato a un discorso che Iqbal è invitato a tenere in un’aula gremita, di fronte a una platea di adulti. Chiamato a leggere un testo retorico preconfezionato, il bambino prima tentenna, poi abbandona il testo, e il suo discorso spicca il volo sgorgando genuino dalla sua diretta esperienza. Il film si chiude in tal modo con il rovesciamento dell’ottica didattica canonica, che vede i bambini seduti in un’aula ad ascoltare in silenzio. Qui sono gli adulti a dover trarre insegnamento da un bambino. Un elemento che suggella l’impostazione del film, rivolto ai coetanei di Iqbal, e suggerisce, attraverso la figura di un piccolo eroe, come, in determinate circostanze, siano gli adulti a dover imparare dai bambini.

(Iqbal, Histoire d’un enfant qui n’avait pas peur) REGIA: Michel Fuzellier, Babak Payami. SCENEGGIATURA: Paolo Bonaldi, Lara Fremder, Michel Fuzellier, Babak Payami, tratto dal romanzo di Francesco D’Adamo “Storia di Iqbal” (Formato: Panoramico Colore). MUSICA: Patrizio Fariselli, Carlo Boccadoro. PRODUZIONE: Gertie, 2d3d Animations, Montparnasse Productions. DISTRIBUZIONE: Academy 2. GENERE: Film d’animazione. ORIGINE: Francia. ANNO: 2015. DURATA: 90’. – (Junior Cinema: Baby-Teens) 

 

 

 

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