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FRANKENWEENIE

di Tim Burtonfrankenweenie

 (Frankenweenie) REGIA: Tim Burton. SCENEGGIATURA: Tim Burton, John August, tratto dal cortometraggio omonimo (1984) di Tim Burton. FOTOGRAFIA: Peter Sorg (Formato: Panoramico/Bianco-nero). MUSICA: Danny Elfman. PRODUZIONE: Tim Burton e Allison Abbate per Tim Burton Animation Co., Walt Disney Pictures. DISTRIBUZIONE: Walt Disney Pictures. GENERE: Film d’animazione (Stop Motion). ORIGINE: USA. ANNO: 2012. DURATA: 90’. – (Junior Cinema: Teens)

 Quando l’adorato cane Sparky muore in un incidente, il piccolo Victor, influenzato dalle lezioni di un suo insegnante, decide di far ricorso al potere della scienza per riportarlo in vita. Ci riesce ma con conseguenze davvero inaspettate. Da quel momento in avanti cercherà di tenere nascosto il suo esperimento con scarso successo, fino a quando Sparky non riuscirà a mostrarsi al mondo…Primo film in stop–motion che Burton realizza per la Disney, Frankenweenie ha una lunga storia. Una versione cortometraggio era già stata realizzata dal regista nel 1984, ma la sua idea è stata fin da subito quella di ricavarne un film. Grande appassionato di vecchi film horror, Burton li accosta alle fiabe per il loro modo diverso di leggere la realtà. “Il mio interesse iniziale era basato sull’idea di un ragazzo che diventa grande e sulla mia passione per gli horror – spiega – e mi sono ispirato anche al forte legame che ho avuto, quando ero bambino, con il mio cane. Il rapporto con un animale è speciale e genera forti emozioni. Questo elemento, oltre alla storia di Frankenstein, mi appassionava, anche perché si lega ad un ricordo personale”. La lavorazione ha richiesto la partecipazione di una grande squadra di artigiani, animatori, attrezzisti, creatori dei modelli dei personaggi, disegnatori e artisti. La tecnica dello stop motion prevede che l’animatore si fermi e posizioni il pupazzo 24 volte per ottenere un secondo di azione filmata, quindi sono serviti due anni per portare a termine il lavoro. Nel film compaiono oltre 200 pupazzi, compresi 18 Victor e 15 Sparky, il primo modello ad essere disegnato. La sceneggiatura è stata firmata da John August (“La fabbrica di cioccolato”). Questi gli aspetti tecnici. Il risultato è una storia che fa leva su due aspetti: il primo è la favola. L’amore di Victor per il suo cane, il sentimento che lega i due protagonisti, il finale che, proprio in omaggio alla favola non poteva essere diverso. L’altro aspetto è rappresentato dagli aspetti tematici di fondo che trapelano da come la storia è raccontata. Il rapporto di Victor con l’insegnante, il preteso strapotere della scienza che, anche quando presenta le migliori intenzioni, non può andare oltre certi limiti, pena i disastri che possono svilupparsi (e il film simpaticamente ce li mostra con i guai causati dal riapparire di Sparky), l’uso della scienza per fini non buoni o senza le dovute cautele (gli amici di Victor che provocano guai ancor più grossi), il senso del limite (e questo può essere l’aspetto più profondo del film) oltre il quale anche i sentimenti devono fermarsi (la richiesta di Sparky di essere lasciato andare).

* Al di là della favola raccontata e del finale accattivante, il film è un notevole apologo sui pericoli dell’uso indiscriminato della scienza e pone quesiti importanti sul limite che l’uomo deve darsi nell’usare gli strumenti scientifici. Per questi temi complessi e per l’atmosfera “oscura” che si respira, il film ci sembra più adatto ad un pubblico adolescente, in grado di capire meglio il suo messaggio e i suoi simbolismi. L’opera resta tuttavia notevole, sia dal punto di vista tematico che formale, anche per un pubblico adulto. Ci sono argomenti da discutere e da approfondire e il film potrebbe essere usato in molte occasioni di dibattito. Auspicabile l’uso in ambito scolastico per approfondimenti sul rapporto uomo-scienza.

 

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