Genere: Drammatico. Origine: Canada. Distribuzione: Officine UBU.
Interpreti: Félix-Antoine Duval, Solène Rigot, Younes Boucif, Yamine
Dib, Véronique Ruggia, Bruno Raffaelli, Michel Benizri, Guilaine
Londez.
di Sophie Deraspe
Fino alle Montagne racconta la storia di Mathyas (Félix-Antoine Duval), un giovane pubblicitario canadese di Montreal che un giorno decide di abbandonare la frenesia del suo lavoro e della città per seguire il suo desiderio di riscoprire la natura e diventare pastore nel Sud della Francia. Arrivato in Provenza senza alcuna esperienza, si trova ben presto a fare i conti con la dura realtà del mestiere e con le prese in giro degli abitanti del posto. Per loro Mathyas è solo un ragazzo di città viziato che si è trasferito per capriccio. Il giovane è costretto a rivedere le sue idee e ridimensionare le proprie aspettative. L9incontro con Élise (Solène Rigot), una giovane impiegata che decide di lasciare il suo posto fisso per unirsi a lui, dà una nuova prospettiva al progetto di Mathyas, restituendogli fiducia in se stesso e nei suoi sogni. La trasformazione a cui Mathyas è andato incontro non è però da considerarsi una fuga romantica, ma un doloroso atto di rottura con un mondo sempre più alienante e dominato dalla logica del profitto. Fino alle Montagne narra questo cambiamento senza idealizzarlo, trasmettendo allo spettatore la tensione tra il desiderio di libertà e le paure legate all’ignoto. Del resto, quando si lascia la strada vecchia per quella nuova, non si può sapere a cosa si andrà incontro. Sophie Deraspe si è mossa con la giusta grazia e delicatezza, prestando attenzione ai più piccoli dettagli e cogliendo, con la sua macchina da presa, anche i silenzi e i gesti, lasciando spazio alla contemplazione dei paesaggi e al ciclo della vita. La sua regia è sincera ed empatica e, senza rinunciare a una narrazione incalzante e coinvolgente, evita ogni forma di spettacolarizzazione gratuita. C’è grande verità in Fino alle Montagne, e a dare ancora più autenticità al racconto è la presenza di attori non professionisti, tra cui veri pastori e contadini, spesso induriti dal trascorrere degli anni e dalle insidie di un mestiere in balia della sorte. Per un pastore, perdere anche una sola pecora significa sconfitta e umiliazione, anche se dipende da qualcosa che non si può controllare.