Genere: Commedia. Origine: Italia (1958). Distribuzione: Cineteca di
Bologna. Interpreti: Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Claudia
Cardinale, Renato Salvatori, Totò, Memmo Carotenuto.
di Mario Monicelli
I soliti ignoti è la madre di tutte le commedie all’italiana, raffinatissimo congegno a orologeria che riprende la struttura base di “Rififi” di Jules Dassin (1955) per costruire ex-novo un approccio alla commedia inedito, basato tanto sulla parola quanto sull’azione. In una Roma sottoproletaria si agitano i piani truffaldini, e un po’ scalcinati, di Peppe, Mario, Tiberio, Ferribotte, Norma e Capannelle, tutti personaggi a loro modo caratteristici e ben delineati. Monicelli dirige con estrema maestria la sceneggiatura che ha contribuito a scrivere insieme ad Age, Scarpelli e Suso Cecchi D’Amico, mentre in scena c’è un vero e proprio parterre de roi, da Marcello Mastroianni a Vittorio Gassman, da Renato Salvatori a Claudia Cardinale, fino al geniale cameo di Totò nei panni del “maestro di scasso” Dante Cruciani. Con I soliti ignoti Mario Monicelli sconvolge la prassi della commedia, ridefinendone usi e costumi e lanciandola tanto alla conquista dei botteghini quanto alla presa del potere culturale della nazione che raggiungerà il culmine nel decennio successivo e nei primi anni Settanta. La “commedia all’italiana”, che pure aveva preso le mosse alcuni anni prima (si pensi al Comencini di “Pane, amore e fantasia” o al Risi di “Poveri ma belli”), non può prescindere da I soliti ignoti, punto d’incontro e ripartenza tanto di alcune istanze della riflessione intellettuale sull’Italia a pochi passi dal boom economico, quanto cassa di risonanza di suggestioni provenienti dall’estero. Nella sua ripresa del reale, con una Roma sottoproletaria girata in diretta, senza mai ricorrere allo studio, Monicelli non dimentica il valore della narrazione, costruendo un racconto popolare raffinatissimo. La sceneggiatura inanella alcune delle battute più celebri e riuscite dell’intero cinema italiano 3 e non solo 3 e allo stesso tempo, grazie a un dinamismo modernissimo nel montaggio e nelle riprese, avvince lo spettatore a una trama mai banale, sempre pronta a sorprendere con trovate geniali, ribaltamenti completi del punto di vista. Il tutto senza rinunciare alla boutade, ma perfino riprendendo alcuni stilemi del racconto avventuroso tipico delle riviste degli anni Trenta e Quaranta. I soliti ignoti non è una farsa e non gioca con l’elemento parodistico. Uno degli elementi più sconvolgenti del film è proprio la sua capacità di utilizzare il reale senza svilirlo, ma allo stesso tempo scoperchiandone il lato più comico, così beffardo da rendere impossibile trattenere una risata.