di Robert Guediguian
Genere: Commedia. Origine: Francia. Distribuzione: Officine
UBU. Interpreti Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gerard
Meylan, Grégoire Leprince-Ringuet, Marilou Aussilloux, Lola
Naymark, Robinson Stevenin, Thorvald Sondergaard
Con La gazza ladra il regista e sceneggiatore Robert Guédiguian classe 1953, a 45 anni dall’esordio (“L’ultima estate”, 1980) ci porta ancora una volta nella sua natia Marsiglia e, più precisamente, nel popolare quartiere dell’Estaque, per raccontarci, sempre fedele alla sua ispirazione, al suo inconfondibile stile agrodolce, la fatica dei semplici, degli “ultimi”, che pure alle prese con una difficile quotidianità in un tessuto sociale sempre più sfilacciato, sanno godere delle piccole cose. Maria (Ariane Ascaride) si occupa con grande dedizione di alcune persone anziane, con le quali ha instaurato un rapporto di reciproca fiducia. La donna è sinceramente affezionata ai suoi assistiti, ma ha anche l’abitudine di fare la cresta sulla spesa; per concedersi qualche innocente sfizio, ma soprattutto per pagare lezioni di musica al suo amatissimo nipote. I problemi nascono quando viene scoperta e la fiducia che la lega ai suoi assistiti subisce inevitabili contraccolpi. Affezionato alla sua città e al cast di attori che lo accompagnano da sempre e sempre con risultati eccellenti, il regista, che firma il copione con Serge Valetti, confeziona benissimo un’opera leggera (nel senso migliore del termine), gustosa, un sapiente mix di dramma e commedia, sulla forza dei legami e sull’importanza del prendersi cura gli uni degli altri, soprattutto in questi tempi dove sembrano trionfare sfiducia, egoismo, e cultura dello scarto. Dopo il tramonto del “sol dell’avvenir” collettivo, certificato da opere crepuscolari e nostalgiche che provano la strada del ritratto di un fallimento generazionale (si vedano “La casa sul mare” e “Gloria mundi”), Guédiguian prosegue sul registro più lieve inaugurato da “E la festa continua!”. Ne La gazza ladra emerge il lato più giocoso del fare cinema firmato da Guédiguian e il film ne guadagna senza dubbio in sveltezza e leggerezza, soprattutto nei termini di una regia che osserva persone e ambienti con uno sguardo incantato.