In Programmazione della settimana

Cinema Nuova Aurora

ROMEO E’ GIULIETTA

di Giovanni Veronesi

Genere: Commedia. Origine: Italia. Distribuzione: Vision Distribution. Interpreti: Sergio Castellitto, Pilar Fogliati, Geppi Cucciari, Maurizio Lombardi, Serena De Ferrari, Domenico Diele, Margherita Buy.

ll film di Giovanni Veronesi racconta la storia di Vittoria, una giovane attrice che nel corso di un provino viene fortemente umiliata da un noto regista molto cinico. Il ruolo per cui la ragazza si era presentata è quello di Giulietta, ma Vittoria non demorde e decide di ritentare il casting con una falsa identità. Per mostrare al burbero regista il suo talento, la giovane si presenta sotto le mentite spoglie di Fabio, esibendosi nella parte di Romeo. Vittoria fa colpo e viene scelta per interpretare il protagonista maschile dell’opera shakespeariana, ma non rivela la sua vera identità femminile. Da questo momento in poi è Fabio. Per la talentuosa attrice non si rivela poi così complicato vestire i panni di Romeo sia sul palco che dietro le quinte. Il problema sorge quando viene scelto per interpretare Mercuzio proprio il suo fidanzato. Vittoria si ritroverà a dover nascondere la sua identità anche a lui, riuscirà con il suo talento a non farsi smascherare? Con la sua inconfondibile ironia, Veronesi dà la linea del suo film, una commedia degli equivoci con pennellate di sentimento che richiama in testa il canovaccio di “Shakespeare in Love”, ovviamente traslato al presente, ma anche le performance di Dustin Hoffman in “Tootsie” e di Julie Andrews in “Victor Victoria”. Alla base, infatti, c’è il travestimento della protagonista, costretta a fingersi uomo per essere accettata in scena; un camuffamento che l’autore ha voluto leggere non solo nella tradizione teatrale o cinematografica, ma anche con uno sguardo indagatore al nostro presente. Un tema complesso quello dell’identità, in tutte le sue sfaccettature, che Veronesi governa con abilità, servendosi di un copione ben strutturato, che possiede ritmo, dinamica e compattezza.

Mercoledì 24 ore 21,15 – Giovedì 25 ore 18,00 e 21,15

 

CATTIVERIE A DOMICILIO

di Thea Sharrock

Genere: Commedia. Origine: Francia, Gran Bretagna. Distribuzione: BIM in collaborazione con Lucky Red. Interpreti: Olivia Colman, Jessie Buckley, Alisha Weir, Timothy Spall, Gemma Jones, Joanna Scanlan, Eileen Atkins, Lolly Adefope, Hugh Skinner, Anjana Vasan, Malachi Kirby.

Cattiverie a Domicilio si svolge nel 1922 e racconta di come le abitanti del piccolo paesino di Littlehampton, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, si ritrovino da un giorno all’altro a ricevere lettere offensive. In breve tempo si diffonde nella comunità la voce secondo cui dietro la misteriosa identità del mittente possa celarsi l’intraprendente e single Rose Gooding (Jessie Buckley). La vicina di casa della donna, Edith Swan (Olivia Colman), profondamente conservatrice, organizza una protesta che crea scandalo a livello nazionale. A causa delle accuse, però, Rose rischia di perdere la custodia di sua figlia, ma prima che ciò possa accadere un gruppo di donne, guidate dalla poliziotta Gladys Moss (Anjana Vasan), si propone di investigare per risolvere il mistero. Il film è una commedia di tipico stampo britannico, condita con il classico humor inglese e originale nell’intreccio,  che ci mostra le vicende di una comunità messa alla prova da eventi imprevedibili. In Cattiverie a domicilio la commedia nera tipicamente d’oltremanica non diventa solo l’espressione del tono del racconto, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti per mettere alla berlina le tante idiosincrasie ed ipocrisie sociali e morali di una nazione. Nella commedia di Thea Sharrock l’ingiuria si fa quindi volontà di liberazione e anche il mezzo attraverso cui criticare pregiudizio e intolleranza. Cattiverie a domicilio rimane godibile e divertente fino alla fine. Il cast, alcuni scambi dialogici fulminanti (come quello finale tra Rose ed Edith) e il concept di partenza garantiscono la giusta quantità d’intrattenimento tutt’altro che sciocco o superficiale.

Sabato 27 ore 21,15 – Domenica 28 ore 18,00 e 21,15

 

VITA DA GATTO

di Guillaume Maidatchevsky

Genere: Avventuroso. Origine: Francia. Distribuzione: Plaion Pictures. Interpreti: Capucine Sainson-Fabresse, Corinne Masiero, Lucie Laurent, Nicolas Umbdenstock.

Il film vede protagonisti Clémence (Capucine Sainson-Fabresse), una bambina di dieci anni e Rroû, un gattino che ama gironzolare per i tetti di Parigi. Un giorno la bambina trova il cucciolo nella soffitta di casa sua e decide di adottarlo. Quando la famiglia parte per le vacanze in un villaggio di montagna nel cuore dei Vosgi, a nord est della Francia, Rroû si trova per la prima volta a contatto con la natura. Per un gatto di città, abituato ai tetti e allo smog, non è facile confrontarsi con la foresta selvaggia. Animali sconosciuti e sentieri ricchi di ostacoli mettono a dura prova il gattino che, affidandosi al suo istinto di esplorazione, si avventura per boschi e fattorie. Clémence fa amicizia con Madeleine (Corinne Masiero), la vicina di casa, una donna in principio scontrosa che, con il tempo, si affeziona molto alla bambina e al suo micino. Tutti insieme vivranno un’avventura meravigliosa e indimenticabile…Guillaume Maidatchevsky dai tempi di “Ailo – Un’avventura tra i ghiacci” è un autore che ama coniugare il taglio documentaristico con il racconto per famiglie. Il risultato è una simpatica storia di crescita in un ambiente naturale con le sue bellezze e i suoi pericoli.

Giovedì 25 ore 16,00 – Sabato 27 ore 18,00 – Domenica 28 ore 16,00

IL TERZO UOMO

di Carol Reed

Genere: Drammatico. Origine: Gran Bretagna. Distribuzione: London Film (1949). Interpreti: Orson Welles, Joseph Cotten, Alida Valli, Trevor Howard, Paul Hörbiger, Siegfried Breuer, Bernard Lee, Wilfrid Hyde, Erich, Ernst Deutsch

Il terzo uomo, diretto dal regista inglese Carol Reed, da una sceneggiatura dello scrittore Graham Greene (autore anche del libro omonimo), è imperniato su una dicotomia: da una parte gli inganni e le menzogne che caratterizzano il suo intreccio poliziesco, dall’altra le spinose verità che scuotono di volta in volta il senso morale del protagonista, lo squattrinato romanziere americano Holly Martins (Joseph Cotten). Il terzo uomo ha vinto il Grand Prix (l’equivalente della Palma d’Oro) alla edizione 1949 del Festival di Cannes. Più che la suspense, ma almeno un paio di scene evocano Hitchcock, contano le atmosfere, il taglio delle inquadrature, i primi piani di certi volti diffidenti, la macchina da presa che fruga nelle strade, nei vicoli, davanti ai portoni, sotto i lampioni, tutto splendidamente illuminato dalla magica fotografia di Robert Krasker (meritatissimo Oscar), e naturalmente l’indimenticabile motivo conduttore eseguito alla cetra da Anton Karas. Qui Welles è solo attore e non principale protagonista, ma il suo influsso risulta evidente in tutto il film. Basterebbe il famosissimo confronto fra l’Italia e la Svizzera, pronunciato da Orson Welles subito dopo essere sceso dalla Wiener Riesenrad, la ruota panoramica del Prater, a far meritare a Il terzo uomo un posto nella leggenda. Questo breve monologo, com’è noto, fu aggiunto al copione direttamente da Welles (ispirandosi, pare, a una frase del pittore americano Theodore Wores), un breve monologo in grado di sintetizzare alla perfezione l’essenza di un film e di un personaggio.

CINE CLUB   AURORA RETROSPETTIVE   Martedì 23 ore 21,15 

L’INFERNALE QUINLAN

di Orson Welles

Genere: Drammatico. Origine: USA. Distribuzione: Universal International (1958). Interpreti: Orson Welles, Charlton Heston, Janet Leigh, Joseph Calleia, Akim Tamiroff, Joanna Moore, Ray Collins, Marlene Dietrich, Valentin de Vargas, Victor Millan, Joseph Cotten

La trama si muove in una zona di confine tra Messico e Stati Uniti, ma i confini, qui, sono altri. Fra umori e figure tra Kafka e Shakespeare, ad esempio, sono confini che cadono (ancora) fra il cinema che è solo se stesso, potente, sovversivo e quel cercare violento di dire dell’uomo, in profondità. È il Capitano della locale polizia americana, Hank Quinlan – che è il Male, si è detto e scritto –, interpretato, in un nuovo prodigio, da Orson Welles, grasso, claudicante, affannato, un altro dei suoi personaggi di potere fra i più apicali, più tragici e decadenti: spietato, patetico, assurdo, solo. È questo il film che porta «il noir a livelli mai raggiunti prima», scrivono David Bordwell e Kristin Thompson. L’Infernale Quinlan è Orson Welles che, dopo dieci anni d’Europa, torna a una regia a Hollywood, in un’America che da sempre, potremmo dire, non riesce a comprenderlo. Aperto dal piano sequenza più famoso della storia del cinema, chiuso da un tragico epilogo e dalla battuta della chiromante Tanya, la sprezzante Marlene Dietrich (“Era uno sporco poliziotto, ma a suo modo era anche un grand’uomo”), il film diretto da Welles nel 1958 è ormai un classico. La messa in scena, il set, gli attori, i personaggi sono luogo e ambiente. Uscito inizialmente in una versione accorciata dai produttori, contro il volere del regista, e con aggiunte di scene realizzate da Harry Keller, il film lo vediamo oggi nella forma pensata da Welles, grazie alla ricerca e al restauro a cura di Walter Murch e Jonathan Rosenbaum.

CINE CLUB   AURORA RETROSPETTIVE   Lunedì 29 ore 21,15 

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