“IL CAFTANO BLU”, un amore dolcissimo e un segreto inconfessabile
di Lorenzo Pierazzi
La regista e sceneggiatrice marocchina Maryam Touzani si affida alle morbide stoffe di un caftano per affrontare con delicatezza il tema dell’omosessualità.
Siamo nella Medina di Salé, in Marocco. Un luogo immenso, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui vivono Mina e Halim, una coppia di cinquantenni sposati da 25 anni, proprietari di un negozio dove si realizzano caftani, i pregiati abiti da cerimonia che le donne indossano durante matrimoni, battesimi, feste religiose. La loro abilità artigianale è messa a repentaglio dalle produzioni industriali che realizzano capi d’abbigliamento apparentemente perfetti ma soprattutto in tempi rapidissimi. L’esatto contrario dei loro ricami, una vera e propria arte della lentezza e della pazienza.
Mina è la titolare dell’attività, una donna forte e inquieta, gravemente malata; Halim è il maleem, il sarto, le cui abili dita accarezzano i tessuti con perizia e sensualità come se fossero il corpo di una bella donna. Nella loro difficile quotidianità, ma comunque semplice e onesta, irrompe Youssef, un giovane apprendista a cui Halim deve insegnare il mestiere. Mina è rigida e brutale nei confronti del ragazzo, tanto da accusarlo ingiustamente di aver rubato un intero rotolo di color rosa. Il fragile e remissivo Halim, invece, lo accoglie con premura trattenendo a stento quell’attrazione fisica verso gli uomini che è riuscito a reprimere per anni. Il caftano blu è il secondo lungometraggio di Maryam Touzani che torna dietro la macchina da presa a distanza di tre anni dal successo internazionale di Adam.
Premiato al Certain Regard di Cannes 2022 e sceneggiato insieme al marito, il regista Nabil Ayouch, il film rappresenta un bell’esempio di cinema che indaga nell’intimità del rapporto di coppia ma anche nel turbamento sentimentale di un uomo diviso a metà tra l’affetto per la propria compagna e il desiderio irrefrenabile di dichiarare i suoi sentimenti più profondi. Le sequenze sono cadenzate e mai concitate tanto che se Il caftano blu fosse uno spartito musicale l’indicazione del tempo sarebbe Andante moderato. Maryam Touzami non rinuncia a mostrare i corpi della coppia ma sempre con pudore e distacco.
Se i momenti in cui il marito deterge i piedi o i capelli di Mina rappresentano le scene più dolci, Il caftano blu è anche “cinema del dettaglio” dove le mani di Halim, impegnate nell’impugnare un ago che sta ricamando un’asola oppure nello sbucciare lo spicchio di un mandarino da porgere alla moglie che si sta velocemente avvicinando alla fine dei suoi giorni, diventano le protagoniste assolute. La storia si svolge essenzialmente in tre luoghi: l’umile casa, il negozio e il bagno turco dove si consumano gli incontri proibiti di Halim.
La fotografia di Virginie Surdej esalta ogni inquadratura con scorci ammantati delle diverse sfumature del giallo e del marrone. Colori suggestivi che nulla potranno nei confronti del blu petrolio del prezioso vestito del titolo che al termine della vicenda prenderà su di loro il sopravvento. Il caftano blu è un’opera di squisito fascino che ci riporta alla mente Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson.
Tutt’altra latitudine, tutt’altra situazione, ma stessa intensità d’animo da parte di due uomini che vivono l’esistenza tormentata dell’artista che ha la grande capacità di saper trasformare un semplice pezzo di stoffa in una creazione di sublime bellezza. Ecco perché un caftano, se cucito con amore e bravura “passa di madre in figlia. Resiste al tempo”. Come dire: la vita è attraversata dalla presenza continua della morte, dalla precarietà dei rapporti amorosi, ma quell’abito e i suoi ricami a mano sono destinati all’immortalità.
IL CAFTANO BLU [Le bleu du caftan] di Maryam Touzani. Con Saleh Bakri, Lubna Azabal, Ayoub Missioui
Produzione: Les Films du Nouveau Monde, Snowglobe, Velvet Films, Ali n’ Productions; Distribuzione: Movies Inspired, BiM; Francia, Marocco, Belgio, Danimarca, 2022
Drammatico, Sentimentale; Colore
Durata 2h 2min
