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IL PRIMO UOMO

di Damien Chazelle

 

(First Man) REGIA: Damien Chazelle. SCENEGGIATURA: Josh Singer, tratto dal romanzo ‘First Man: The Life of Neil A. Armstrong’ di James R. Hansen. INTERPRETI: Ryan Gosling, Claire Foy, Jon Bernthal, Pablo Schreiber, Kyle Chandler, Jason Clarke, Christopher Abbott, Shea Whigham, Corey Stoll, Patrick Fugit. FOTOGRAFIA: Linus Sandgren (Formato: Cinemascope/Colore).  MUSICA: Justin Hurwitz. PRODUZIONE: Dreamworks, Perfect World Pictures. DISTRIBUZIONE: Universal Pictures. GENERE: Drammatico. ORIGINE: USA. ANNO: 2018. DURATA: 141’.

 

Lo sbarco dell’Apollo sulla Luna il 21 luglio 1969, restituito dall’ormai leggendaria telecronaca che cambiò per sempre la comunicazione scientifica, è diventato un evento mediatico di enorme portata. Erano circa 600 milioni infatti i televisori sintonizzati con i passi di Neil Armostrong sul polveroso suolo lunare in un’epoca in cui il tubo catodico non aveva una diffusione così capillare. A rievocare quella straordinaria impresa sintetizzata dalla celebre frase «questo è un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità », arriva il film di Daniel Chazelle, Il primo uomo. Dimenticate però tutto quello che avete visto finora sui viaggi nello spazio. Scritto da Josh Singer a partire dalla biografia ufficiale pubblicata nel 2005 da James R. Hansen, il film non solo restituisce fedelmente la reale esperienza degli astronauti, rinchiusi in spazi angusti e claustrofobici, lattine volanti in balia di guasti ed emergenze, che non smettono di tremare e fare un rumore infernale, ma racconta anche la vita familiare di Armstrong (impersonato da Ryan Gosling, di nuovo con il regista dopo “La La Land”), il non sempre facile rapporto con la moglie Janet e con i figli, il dolore per la morte della secondogenita, la dedizione a un lavoro che richiedeva immensi sacrifici, la difficoltà nel comunicare sentimenti ed emozioni, il senso di solitudine che sembrava spesso catturarlo. Ma se è vero che per la prima volta il regista si accosta a una storia non scritta di mano propria e quindi più distante dalla sua personale esperienza, Armstrong, così determinato nel raggiungere obiettivi apparentemente impossibili, è parente stretto dei precedenti personaggi di Chazelle, disposti a tutto pur di inseguire i propri sogni. Qui l’orizzonte si allarga, l’ambizione varca i confini del nostro pianeta, verso quel luminoso satellite contemplato da lontano ma disposto a farsi calpestare, oggetto del desiderio non solo di un uomo, ma di due superpotenze che si sfidavano anche a suon di missioni spaziali. Janet sognava una vita normale, e invece si ritrova a vivere con un uomo che fa quasi fatica a salutarla prima di partire per un viaggio fantascientifico forse senza ritorno. Oltre che nella navicella spaziale, lo spettatore viene introdotto anche nelle stanze di una tipica famiglia degli anni Sessanta, con i vicini di casa da accogliere con i biscotti fatti in casa e i bambini da mettere a letto. Il film racconta anche il delicato intreccio fra propaganda e scienza nel quale tutti sono un po’ vittime e un po’ carnefici, il governo che vorrebbe risultati, ma senza che l’opinione pubblica possa contestarne i costi, anche in termini di vite umane, i fautori del progetto, disposti a garantirne l’assoluta fattibilità ben sapendo che le probabilità reali di successo sono dell’ordine del 50 per cento.

* L’Armstrong pubblico e quello privato, che per alcuni versi resta un enigma, convivono in un film impegnato a restituire l’avventura umana di un uomo che non si è mai sentito un eroe. Eppure Il primo uomonon si sottrae a momenti di tensione nonostante l’esito dell’impresa sia noto a tutti. Così tutti i test falliti, gli incidenti mortali e i retroscena della missione Nasa riescono a tenere lo spettatore con il fiato sospeso. «Questo film, così distante dalla mia esperienza personale – dice il regista – mi ha finalmente offerto l’opportunità di calarmi nei panni di qualcun altro. A interessarmi però non è solo il punto di vista di una figura ormai iconica, ma soprattutto quello di chi resta a casa, in trepidante attesa di un difficile ritorno».

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