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Rivestire il mondo per spogliare se stessi:
il radicale pessimismo di Anderson

Nella Londra del dopoguerra, Reynolds Woodcock domina la scena della moda inglese e mondiale con le sue creazioni uniche e geniali. L’azienda, gestita da lui e dalla sorella Cyril, è composta di molte lavoranti, ma non prevede l’ingresso di un’ulteriore presenza femminile forte. Così, quando Reynolds si innamora di Alma, una cameriera conosciuta in un ristorante, Cyril pensa che seguirà la sorte di tutte le donne passate da casa Woodcock: presente finché tollerata o utile, poi sostituibile senza alcun legame fisso. Alma, però, è diversa. E soprattutto è diverso il punto di vista di Reynolds nei suoi confronti. Il maestro dei sarti non sa perché, ma non può farne a meno. E lei, dal canto suo, non ha alcuna intenzione di essere accantonata come un soprammobile. Ed è anche disposta a seguire procedure poco ortodosse pur di difendere la propria posizione…

In molti acclamano Paul Thomas Anderson come autore di punta del cinema contemporaneo. Indubbiamente Anderson è riconoscibile, coerente e autarchico, ma non grande. Il suo film migliore, Magnolia, non sarebbe esistito senza America oggi di Robert Altman. E il suo cinema, ora realistico (Il petroliere) ora simbolico e grottesco (Ubriaco d’amore, Vizio di forma), appare spesso più eclettico che intimamente meditato. La costante, che esiste, è quella di un’umanità sballottata dai venti, con personaggi alla ricerca di se stessi seguendo modalità che difficilmente permetteranno loro di ritrovarsi. E la conclusione è più o meno sempre la stessa: una sconfitta. Se questo avvicina Anderson a Kubrick, permette anche di apprezzarne l’incolmabile distanza. E non fa eccezione il suo ultimo film, Il filo nascosto, diverso per ambientazione e epoca ma uguale per pessimismo, gelo dei sentimenti e impossibilità per l’individuo di prescindere dalla propria natura a scapito dei rapporti umani. Ci dispiace, casomai, che Daniel Day-Lewis abbia dichiarato che questa sarà la sua ultima interpretazione. Ci ha ripensato una volta, potrebbe farlo di nuovo. Ma perdere un attore delle sue capacità sarebbe veramente triste.

Il filo nascosto rappresenta, evidentemente, un conflitto che sembra dettato dall’amore e invece verte su due individualità che, rifiutando a priori qualunque passo indietro, finiscono per ammettere la possibilità di vivere insieme (lui per necessità, lei per punto d’impegno) senza che l’amore ne sia necessariamente una condizione. Quindi al darsi reciproco e alla condivisione preferiscono la convenienza. Ciò permetterà ad entrambi di continuare le rispettive esistenze senza che il matrimonio rappresenti né un dovere né un limite. Un tema piuttosto complesso, oltre che dettato da un incrollabile pessimismo nei confronti del genere umano, che Anderson risolve raccontando due dolorose sconfitte mascherate da vittoria. E lo fa mostrando un’attenzione più che grande nei confronti dei dettagli, dei quali la vita di Woodcock è colma, per significare come ogni cucitura, ogni ricamo, ogni modifica, ogni bottone, ogni merletto non portino mai a un risultato perfetto. E ciò che vale per i vestiti, vale anche per gli esseri umani. Woodcock è egocentrico, apparentemente impermeabile ai sentimenti, umorale e, in poche parole, difficile. Alma, di contro, nasconde dietro l’apparente semplicità e ingenuità, un carattere forte che, nel momento in cui entra in conflitto con Cyril, non arretra di fronte a niente pur di ribadire il proprio primato femminile nella vita di Reynolds. Queste sfumature non arriverebbero senza il contributo dei tre protagonisti. Daniel Day-Lewis con il suo fascino che nasconde enigmi e la sua forza che nasconde debolezza. Vicky Krieps con la sua innocenza che diviene calcolo e cinismo. Lesley Manville con il suo ruolo simile a quello di Miss Danvers in Rebecca, senza una memoria da difendere ma con il preciso scopo di riempire un vuoto cui a nessun altro dev’essere permesso accedere. Così Il filo del discorso diventa un manuale di ossessioni, illusioni e sconfitte.

di Francesco Mininni

IL FILO NASCOSTO (Phantom Thread) di Paul Thomas Anderson. Con Daniel Day-Lewis, Vicky Krieps, Lesley Manville, Sue Clark, Joan Brown. USA 2017; Drammatico; Colore

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