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La nostra terraLa nostra terra

di Giulio Manfredonia

 Nel Sud Italia un podere di proprietà del mafioso Nicola Sansone viene confiscato dallo Stato e assegnato ad una cooperativa che però non riesce per vari motivi ad avviare l’attività. Dalla sede centrale al Nord arriva in aiuto Filippo, un uomo che da anni si occupa di antimafia dal proprio ufficio. Da subito Filippo incontra numerosi ostacoli che lo spingono quasi a rinunciare. Rimane per senso di sfida e per i rapporti che si stanno instaurando con le persone della cooperativa, in particolare con Cosimo, l’ex fattore del boss, e con Rossana, la ragazza che ha un passato da riscattare. Arrivano però molti altri inconvenienti ed imprevisti (tra cui il rientro di Sansone scarcerato nella propria casa) prima di una azione di forza nel paese….E’ stata ed è un’azione senz’altro meritoria quella della confisca di terreni ai clan mafiosi e la successiva assegnazione da parte dello Stato alle cooperative. Qui il racconto parte dal momento esattamente successivo. Quando comincia il lavoro ‘pulito’, (ri)cominciano i problemi. Tanti, e ingenerati dalle nuove realtà sociali italiane. Nel gruppo che si accinge a rimettere in piedi il terreno, ci sono uomini e donne del nord e del sud, un disabile mentale, un portatore di handicap, un immigrato di colore. Dopo qualche tempo quel gruppo diventa la fotografia/sintesi dell’Italia attuale con i suoi personaggi e con i suoi stereotipi. Riassume bene Manfredonia: “Su questa terra si incontrano e si scontrano tre sistemi di potere: oltre alla legge dello Stato e a quella della Natura, esiste una terza legge, più invisibile e subdola, quella della Mafia”. Il campanello d’allarme che il film lancia è allora quello di dire: fatto il primo passo (la confisca), bisogna fare il secondo. E questo, forse, presentato in modo chiaro ed evidente, vale più del resto del film e ne giustifica la realizzazione.

* La nostra terra è un bel film di Giulio Manfredonia sulla lotta contro la mentalità di chi convive, appoggia e sostiene la mafia. «Si può combattere la mafia anche con un film – ha detto don Ciotti –. Anche se alcuni film esaltano di più le figure dei mafiosi, altri aiutano a riflettere e a graffiare le coscienze. Troppe persone stanno a guardare e sottovalutano, mentre la mafia si espande». Don Ciotti, invitando tutti ad assumersi le proprie responsabilità, ha raccontato di avere apprezzato il film di Manfredonia: «Una storia che lega il Nord al Sud. Il messaggio è che le nostre mafie le radici le hanno al sud, ma gli affari li fanno al nord. È una bella storia di cooperazione, che restituisce alla comunità quello che è stato tolto con la violenza. Mettendo insieme le nostre energie si può voltare pagina». «È stato un film – spiega Lionello Cerri, il produttore– che ha avuto una bella gestazione. Con il regista siamo stati ispirati dal mondo del volontariato e dalle associazioni antimafia come Libera». «Siamo partiti dalla ‘strana’ lotta di cooperative – sottolinea Giulio Manfredonia – che gestiscono i beni confiscati alla mafia. La chiamo strana perché è una lotta non legata a carceri e arresti. È una lotta che propone un modello diverso di antimafia, formato da reti di persone che credono in questa avventura, spendendo qualcosa di se stessi. Il tema più importante del film è la certezza e la consapevolezza che insieme si può sconfiggere il male.

(La nostra terra) REGIA: Giulio Manfredonia. SCENEGGIATURA: Fabio Bonifaci, Giulio Manfredonia. INTERPRETI: Stefano Accorsi, Sergio Rubini, Maria Rosaria Russo, Iaia Forte, Nicola Rignanese, Massimo Cagnina. FOTOGRAFIA: Marcello Montarsi (Formato: Cinemascope/Colore).  MUSICA: Mauro Pagani. PRODUZIONE: Lionello Cerri per Lumière & CO. DISTRIBUZIONE: Videa CDE. GENERE: Drammatico. ORIGINE: Italia. ANNO: 2014.  DURATA: 100’.

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