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Come pietra pazienteGENERE: Drammatico REGIA: Atiq Rahimi SCENEGGIATURA: Jean-Claude Carrière ATTORI: Golshifteh Farahani, Hamid Djavadan, Hassina Burgan, Massi Mrowat, Mohamed Al Maghraoui FOTOGRAFIA: Thierry Arbogast MONTAGGIO: Hervé de Luze PRODUZIONE: The Film, Razor Film  Produktion GmbH, Corniche Pictures DISTRIBUZIONE: Parthénos PAESE: Germania, Francia, Gran Bretagna, Afghanistan 2012 DURATA: 102 Min

Come si vive durante una guerra ? e se si è una giovane mamma con due bambini da accudire ? e se si aggiunge si è anche una musulmana ? e per giunta si deve badare ad un marito in coma tenuto in vita solo dalla  propria dedizione?

E’ questo lo scenario in cui si sviluppa la vicenda estremamente delicata di una donna che deve vivere in condizioni drammatiche a causa della guerra in atto in l’Afganistan con il grave problema di essere una cosa più che una donna,una moglie.
Pur in questo stato , comunque, la sua dedizione al marito, che l’ha comprata, resta immutata tanto che lo accudisce oltre ogni umana comprensione rischiando la vita nel nasconderlo ai guerriglieri o prostituendosi  per non farlo scoprire. Tutto questo è però il pretesto perché abbia luogo una lunga confessione che la giovane fa al marito raccontando di tutte le sue infelicità dello stato di donna musulmana dove il padre , interessato esclusivamente alle sue gare di quaglie, era stato capace di cedere una sua sorella per pagare un debito di gioco. Uomini ottusi che vivono nella grettezza delle loro tradizioni tribali, buoni solo a giocare o a fare la guerra ma completamente incapaci di capire le sfumature psicologiche di un animo femminile, di una donna che ama, di una madre. Così come parlando ad una pietra che pazientemente ascolta , About Elly, la nostra protagonista, confessa al marito tutte le sue speranze e tutte le sue frustrazioni quasi come sul lettino di uno psicanalista; confessa anche che per non essere ripudiata come donna sterile aveva procreato i suoi figli con uno sconosciuto visto che lo sterile era il marito. Racconta anche che , nonostante non avesse scelto il marito, lo aveva accettato con gioia per presto accorgersi di rappresentare per lui solo un oggetto.

Il questo susseguirsi di confessioni il regista (o il soggettista) inserisce un episodio che sarà estremamente funzionale alla significazione del film: due guerriglieri irrompono nella sua casa, il primo è un capo fanatico, ma il secondo è anch’esso uno sventurato pur essendo un uomo;si tratta di un giovane orfano con il grave difetto della balbuzie. Sarà con questo giovane che non si impone  alla giovane donna ma gli si avvicina prima con dei soldi ma dopo con un cesto di frutta che Elly vivrà il suo primo rapporto d’amore dove si sente rivaluta come donna e non come oggetto.

Tutte queste cose fanno parte anche delle confessioni al marito che, nonostante il desiderio di abbandonarlo, continua ad accudire con fedeltà. Ma come era stato detto dalla zia “navigata” di Elly, alla fine del racconto la pietra paziente si gretola e lei si sentirà libera di tutte le sue fobie. La sua pietra paziente è il marito che , svegliandosi dal coma tenta di ucciderla avendo sentito che i figli non erano suoi (o forse aveva sentito tutto pur nello stato di coma).

La conclusione del film non è comunque senza speranza: ci saranno i due giovani , frutto della società degli “ultimi” ad aprire una finestra di speranza sul futuro.

Il film, del regista Atiq Rahimi, al suo secondo impegno cinematografico dopo Terre et cendres apprezzato nel 2004 a Cannes , dimostra di avere qualità non comuni riuscendo in un’opera sia a parlare della tragica condizione delle donne musulmane in Afganistan, ma ad un tempo di alzare un’invettiva conto quegli uomini che risultano essere tutto tranne esseri umani.

Un film che pur non essendo per il pubblico  generico è un’opera da  valorizzare in molteplici contesti con specifico su proiezioni a tema, cineclubs ed iniziative che trattano la tematica della condizione femminile.

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