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“UN EROE ” Ascesa e caduta di un eroe contemporaneo

di Lorenzo Pierazzi

Rahim (Amir Jadidi) è uscito dal carcere per un breve permesso. Ad attenderlo ci sono i suoi familiari, ma anche la stessa società che lo ha condannato. Era stato imprigionato per problemi finanziari e ora è intenzionato a saldare il suo creditore Bahram (Mohsen Tanabandeh) sperando che possa così ritirare la denuncia. Venuto in possesso, grazie alla sua compagna Farkhondeh (Sahar Goldust), di una borsa contenente monete d’oro decide in un primo momento di vendere il prezioso contenuto, ma ben presto cambia idea e cerca di restituirla alla legittima proprietaria. Attiverà così un pericoloso meccanismo a orologeria che lo porterà in pochi giorni da ricevere onorificenze a suscitare il più profondo disprezzo, da assurgere al rango di uomo
rispettabile a essere ricacciato nell’inferno del fine pena mai. Questo è Un eroe (Gran Premio a Cannes 2021) di Asghar Farhadi, il regista iraniano che vanta nella propria bacheca due premi Oscar per il miglior film straniero (Una separazione e Il cliente). La vicenda è ambientata a Shiraz (bellissima la sequenza dove, profeticamente, il protagonista dapprima sale e poi ridiscende la rampa di scale che porta alla monumentale tomba di Serse) e ruota intorno alla figura di Rahim, un personaggio che appartiene alla categoria dei vinti, che con la sua fisiognomica ci restituisce l’umiltà che pervade un uomo che veste dimesso e saluta sempre con la mano sul cuore volgendo rispettosamente lo sguardo verso il basso. Un atteggiamento che tratteggia magnificamente la sua incosciente purezza, riassunta da «O sei troppo furbo, o sei troppo ingenuo» gettatogli in faccia dopo l’ennesimo sforzo compiuto per rimediare agli errori commessi. Rahim è comunque un istintivo e, prima di sfruttare e mettere alla berlina il proprio figlio balbuziente, preferisce rinunciare all’estremo tentativo di rifarsi una reputazione cancellando un messaggio affidato ai media e ai canali social, elevati al rango di giudici supremi dei suoi (e dei nostri) accadimenti.

Più in generale, il film si interessa però anche alle contraddizione della società iraniana, ponendoci una serie di domande: Rahim è un eroe o un impostore? Il direttore del carcere e le associazioni umanitarie hanno a cuore  l’assistenza dei derelitti o sono solo interessati all’onore delle proprie organizzazioni? Il suo creditore è uno spietato strozzino o l’unico uomo della storia eticamente corretto? Farhadi non dà risposte, non giudica, ma dimostra ancora una volta di avere ben chiaro cosa e in che modo mostrare. La sua regia (abile nello schivare la censura iraniana sempre in agguato) non si limita a registrare ciò che accade, a narrare gli eventi da una certa distanza, ma si preoccupa di significare l’immagine proiettata sul grande schermo.

L’intero film è così attraversato da un flusso continuo di chiavi di lettura, a partire dalle immagini iniziali dove tra lo spettatore e il protagonista si frappongono varie recinsioni, limiti invalicabili all’integrazione sociale, fino alla bellissima sequenza finale dove l’immobile macchina da presa è posta in posizione strategica per dividere l’inquadratura a metà, tra un interno claustrofobico e male illuminato e un esterno (che si intravede dalla porta lasciata aperta) pieno di vita e di luce. Una divisione simbolica per una società dove torto e ragione sono sempre presenti e talvolta si sovrappongono. A Rahim il compito di fare chiarezza con se stesso, scegliere tra verità e menzogna, e aspettare la prossima opportunità di riscatto.

UN EROE [QAHREMAN] di Asghar Farhadi. Con Amir Jadidi, Mohsen Tanabandeh, Sahar Goldust, Fereshteh Sadre Orafaiy, Sarina Farhadi
Produzione: Asghar Farhadi Production, Memento Films Production, Arte France Cinéma; Distribuzione: Lucky Red; Iran,
Francia, 2021
Drammatico/Thriller; Colore
Durata 2h 8min

Fonte: Toscana Oggi, edizione del 23/01/2022

 

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