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Presentato a Firenze il terzo volume della collana curata da
Lorenzo Pierazzi
Tremila Cinquecento Battute
Cinquantadue film per un anno di cinema.

Il terzo volume di 3500 Battute è dedicato ai film dell’annata che si è appena conclusa. E un diario che ha annotato storie, personaggi, stili di regia, colonne sonore, traiettorie intrecciate tra quanto “visto” (al cinema) e “vissuto” (nella quotidianità) dallo spettatore. Un’esperienza intima da aprire, però, alla pubblica condivisione, a maggior ragione proprio quest’anno che il cinema è ritornato ad essere definitivamente una visione collettiva.

Senza dubbio, gran parte del merito è da imputare a C’e ancora domani, un’o­pera dove impegno, qualità e giusto equilibrio tra dramma e commedia hanno spinto migliaia e migliaia di spettatori a riempire le sale cinematografiche. Un film che passerà alla storia come un fenomeno di costume che ha fatto da traino ad altre pellicole.

A partire da quelle che narrano altre intense vicende al femminile (come quella di Sandra, protagonista di Anatomia di una caduta della regista Justine Triet), don­ne immerse in storie di solitudine, di desiderio di amare, di ricerca delle proprie radici, di vicinanza con i propri figli, di molestie ricevute, di desiderio di diventare un’artista.

Ma in 3500 Battute sono presenti anche pellicole che hanno portato sullo scher­mo gli eterni conflitti che caratterizzano i rapporti tra esseri umani, come quelli di As Bestas – La terra della discordia di Rodrigo Sorogoyen.

Non mancano poi incursioni nel film d’animazione con Laputa – Il castello nel cielo di Hayao Miyazaki, nel cortometraggio con il premio Oscar An Iris Go­odbye di Tom Berkeley e Ross White, nella commedia con Mon Crime – La colpevole sono io di Francois Ozon, e nel fare i conti con la storia del Novecento con Oppenheimer di Christopher Nolan e Argentina, 1985 di Santiago Mitre. Tanti i film francesi presenti, le coproduzioni europee e naturalmente i film italia­ni: dalle pellicole dei mostri sacri Nanni Moretti, Marco Bellocchio, Matteo Gar­rone, agli emergenti come Antonio Albanese, all’esordiente Michele Riondino (oltre alla già citata Cortellesi). Fino al noir, rappresentato da Adagio di Stefano Soliima e dalla sorpresa dell’anno, L’ultima notte di Amore.

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