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Don Milani oggi Il Manifesto – Alias 26_08_2017 di SILVANA SILVESTRI

In Attesa delle grandi novità promesse riguardo al cinema italiano di cui a Venezia si do­vrebbe vedere una nuova onda, guardiamo un po’ indietro negli anni. Accanto alle panoramiche rituali, ai suggerimenti su alcune imprescindibili opere dall’ovest e dall’est, soffermiamoci su due materiali inediti proposti dall’Istituto Luce.
( Omissis ……..)

Il secondo film è stato costruito da Alessandro D Alessandro a partire dai materiali girati a Barbiana nel ’65 dal padre Angelo che insegnava al Centro Sperimentale e ritrovati dopo la sua morte: per la prima volta don Milani aveva accettato di essere ripreso nella sua attività di insegnante rivoluzionario. Poiché ai suoi ragazzi forniva tutti i possibili materiali con cui confrontarsi per acuirne il senso critico. Sul tavolo di studio vediamo tra i giornali e le riviste che dopo pranzo i ragazzi leggevano attentamente “dalla prima pagina all’ultima” anche il  pestifero «Borghese», senza dimenticare che all’epoca nelle scuole i quotidiani non potevano entrare.

Certamente, trovandosi di fronte a un cineasta considerato degno («superò 1 ’esame») volle mostrare ai suoi ragazzi anche come si fa il cinema e infatti si presta di buon grado a ripetere alcune scene per favorire il montaggio. Abbiamo visto tempo fa un documentario che andava a ritrovare i ragazzi di Barbiana, ma mancava questo formidabile con­trocampo, la voce decisa dal dolce accento toscano che afferma certezze inaudite per l’epoca come la lettera incriminata sull’obiezione di coscienza, o come si costruisce il senso critico nelle persone. Voleva che si riprendesse il più possibile perché sapeva di essere molto malato e desiderava lasciare qualcosa per il futuro.

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