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Mentre lo sfascio, della DC sembra sempre più prossimo, l’unica possibilità di dignito­sa sopravvivenza di un movi­mento popolare cattolico con­siste nel tornare decisamente ad uomini e ad esempi in al­tri tempi considerati perico­losamente a sinistra.

In que­sta atmosfera acquista un si­gnificato preciso il fatto che nel giro di pochi giorni siano usciti due film su don Milani, il prete di Barbiana che, so­prattutto attraverso un nuovo modo di fare scuola, anticipò e in parte superò il concilio Vaticano II.

Del film di Tosini, Un pre­te scomodo, si è già riferito in occasione della prima; non si può tuttavia non tornare’ ad esso, sé non altro per fare un confronto con il Don Mila­ni di Ivan Angeli.

Rispetto a quello di Tosini, il Milani di Angeli è molto meno caricato e drammatico, forse anche grazie alla reci­tazione più controllata di Edoardo Torricella, che ha evi­tato i toni istrioneschi di En­rico Maria Salerno.

Oltre a ciò Don Milani la­scia più largo spazio ai rapporti tra il prete-insegnante e i suoi allievi, relegando in secondo piano l’anticomuni­smo del protagonista del pre­cedente film. Al prete di Bar­biana — nella ricostruzione di Angeli — lo stato e la po­litica sembrano essere dimen­sioni nei confronti delle qua­li un cristiano non può che esercitare una continua criti­ca tanto più radicale quanto più il primo e la seconda so­no dominati da cattolici, co­me accade in Italia. In so­stanza a lui interessa non tan­to la tessera che ha in tasca, ma quella che si ha « in cuo­re»: come dire che si può anche essere socialisti o comu­nisti, purché non si sia mar­xisti.

Su questo lato della perso­nalità di Milani, tuttavia  An­geli non insite, considerando di maggior interesse un altro aspetto della sua vita. Come è esplicitamente detto nel film e come deduce da una cita­zione del Vangelo che chiu­de il film, il prete morto di cancro nel ’67 è il forse «pro­feta» e il «nuovo padre della Chiesa», da cui il cattolicesi­mo può ripartire per ritrova­re sé stesso. L’importante, a nostro avviso, è che questo non sfoci in un integralismo di sinistra,

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