“ANCHE IO”
Tributo alla dignità delle donne e al giornalismo di qualità
Di Lorenzo Pierazzi
Nell’ottobre del 2017, le giornaliste del New York Times Jodi Kantor e Megan Twohey, pubblicano un reportage che porta alla luce i numerosi casi di molestie e abusi sessuali che hanno per protagonista Harvey Weinstein. A seguito di questa inchiesta, l’11 marzo 2020 il produttore cinematografico (la sua Miramax ha prodotto, tra gli altri, «Pulp Fiction», «Clerks – Commessi», «Shakespeare in Love») viene condannato a 23 anni di detenzione da scontare nel carcere di Rikers Island mentre molte donne finalmente trovano il coraggio di denunciare, attraverso il movimento #MeToo, quanto da loro subito. Con Anche io, la regista e attrice tedesca Maria Schrader (per la prima volta alle prese con un’opera in lingua inglese) porta sul grande schermo la cronaca dei momenti salienti di questa vicenda. Il titolo italiano del film è alquanto infelice poiché, pur traducendo alla lettera l’hashtag di denuncia, non rispetta a dovere il significato di quello originale, ovvero She said, lei disse, nel senso di raccontare i fatti accaduti. Come talvolta succede per le produzioni d’oltreoceano, Anche io è una pellicola che si distingue per l’importanza dei contenuti esposti ma anche per una confezione che non richiama il cinema d’autore. La Schrader, infatti, si è troppo preoccupata di coinvolgere lo spettatore nella vicenda, di nascondere la mano della regista, dimenticandosi di porre la sua firma sullo stile di ripresa che, in genere, contraddistingue le pellicole europee. Questo non toglie che Anche io abbia tutti i pregi (che talvolta diventano altrettanti limiti) tipici del cinema d’inchiesta. La sceneggiatura è di una linearità perfetta e lo spettatore viene accompagnato con dovizia di particolari e senza brusche virate all’interno di ogni sequenza successiva. A fronte di una storia così scabrosa, le immagini e il linguaggio sono di un pudore encomiabile, contribuendo a rendere la pellicola fruibile anche da un pubblico più vasto di quello che l’argomento trattato potrebbe far immaginare. Allo stesso tempo, Anche io ci riporta alla mente opere simili, come «Tutti gli uomini del presidente» o il più recente «Il caso Spotlight» (sicuramente entrambi di un livello superiore) e riserva i panni delle giornaliste d’assalto a Carey Mulligan e Zoe Kazan.
Entrambe le attrici sono all’altezza del compito e incarnano perfettamente due donne che devono fare i conti con il conflitto che intercorre tra il loro ruolo di professioniste e di madri, ma che riescono a trovare un giusto equilibrio grazie a uomini che sanno comprenderle, supportarle, accompagnarle. E se il meschino produttore Weinstein appare soltanto come voce al telefono o di spalle mentre attraversa i corridoi della sede del giornale, la narrazione dei suoi abusi è affidata a testimonianze vere, a partire da Ashley Judd, ben coinvolta nell’interpretazione di se stessa. Anche io è nel complesso un’opera importante per come riesce a evidenziare il ruolo che ancora oggi riveste la carta stampata, in un’epoca in cui il dilagare delle fake news dà ancora più valore alle notizie certificate da fonti autorevoli. Un valore necessario per continuare ad aiutare chiunque sia vittima di molestie, a raccontare quanto subito senza temere ulteriori ritorsioni, a interrompere la triste sequenza che porta la donna a ricevere danni morali e fisici permanenti e lo stupratore a essere coperto da complici omertosi. Anche io: un film da dedicare a tutte le donne che riescono a denunciare e a tutti gli uomini capaci di saperle ascoltare.
ANCHE IO [She Said] di Maria Schrader. Con Carey Mulligan, Zoe Kazan, Patricia Clarkson, Andre Braugher, Samantha Morton, Jennifer Ehle, Sean Cullen, Angela Yeoh, Ashley Judd Produzione: Annapurna Pictures, Plan B Entertainment; Distribuzione: Universal Pictures; USA, 2022 Drammatico,
Fonte: Toscana Oggi, edizione del 05/02/2023