In

“LA STRANEZZA” Omaggio al teatro,
alla letteratura e all’arte

recensione a cura di Giacomo Mininni

Sull ritorno nella natìa Sicilia, nel 1920, di Luigi Pirandello, si erano già soffermati nel 1984 i fratelli Taviani in uno degli episodi di «Kaos»: nella loro versione il drammaturgo, interpretato da un solenne Omero Antonutti, si confrontava coi fantasmi del passato, in primis quello della madre, per un bilancio sulle storie raccontate e, soprattutto, quelle mai raccontate.
Roberto Andò torna sull’episodio, ma cambia completamente prospettiva, mantenendo l’idea di un viaggio nella terra e nell’anima per Pirandello, ma arricchendolo di incontri ed episodi surreali che andranno poi a costituire il seme della poetica che sboccerà pienamente in «Sei personaggi in cerca d’autore».
Il punto di vista, nella vicenda, è quello di Onofrio e Sebastiano, due becchini improvvisatisi drammaturghi brillantemente interpretati da Ficarra e Picone, comici teatrali e televisivi da cui è partita l’idea di una collaborazione con Andò. «La stranezza» è raccontato dalla loro prospettiva, quella di chi vive una Sicilia tipizzata come può essere solo quella dei ricordi e dei luoghi comuni, un palcoscenico senza mura a una tragicommedia perennemente in bilico tra reale e fittizio.
La storia raccontata da Andò si intreccia e si confonde con il dramma dilettantesco di Onofrio e Sebastiano, «La trince del rimorso ovvero Cicciareddu e Pietruzzu», e ovviamente con «Sei personaggi», in una continua commistione di finzione e realtà, con le persone rappresentate che si offendono con i figuranti, i personaggi che si lamentano con l’autore per l’andamento della storia, il confine tra palco e platea che si fa via via sempre più sottile.
In questo senso, il cuore tematico del racconto sta nello splendido confronto tra il Giovanni Verga di Renato Carpentieri e il Luigi Pirandello di Toni Servillo, vale a dire tra il verismo e il surrealismo, tra la pretesa oggettività del reale e il subconscio che riplasma il mondo e inganna le percezioni. «Hai posto una bomba sotto l’edificio che abbiamo faticosamente costruito: la realtà», confessa Verga a Pirandello, e proprio sulla fine del determinismo dei  fatti e sulla netta distinzione tra concreto e immaginato il secondo costruirà la propria poetica più rivoluzionaria e geniale.
Con «La stranezza» Andò, coadiuvato dagli ottimi sceneggiatori Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, fa propria la poetica pirandelliana, ne assimila i temi, assume la sua visione del mondo, e nell’improbabile storia che vede protagonisti un futuro premio Nobel e due dilettanti allo sbaraglio che recitano nel teatro di paese quando non sono impegnati a contrattare su un posto al cimitero, ricostruisce un sincero e sentitissimo omaggio al teatro, alla letteratura, all’arte, e soprattutto all’impatto che queste hanno e hanno avuto sul nostro modo di percepire noi stessi, gli altri, il nostro vivere. Nel continuo gioco di specchi che sta alle fondamenta di questa commedia divertente quanto intelligente, Andò pare voler lasciare al pubblico l’onore e l’onere di decidere cosa è reale e cosa no, e prima ancora se esista ancora, dopo Pirandello, un concetto di realtà così rigido e delineato da poterne identificare con sicurezza i confini.
Un’ottima prova di stile per attori, sceneggiatori e regista, ma ancor più una bella riflessione su come l’arte e la cultura trasformino il mondo nell’atto stesso di leggerlo e interpretarlo.

LA STRANEZZA di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giulia Andò. Italia, 2022. Commedia.

Fonte: Toscana Oggi, edizione del 13/11/2022

 

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca