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Per amore di una donna - Film (2025) - MYmovies.it

“PER AMORE DI UNA DONNA” ritorno alle origini

Il regista Guido Chiesa finalmente alle prese con un lavoro tutto suo

Per amore di una donna, realizzato due anni fa da Guido Chiesa con la consueta collaborazione della moglie Nicoletta Micheli, segna il ritorno del regista a un cinema di qualità dopo 15 anni da quello che, a parere di chi scrive, è il più importante film di argomento evangelico del nostro tempo. Parlo di Io sono con te (2010), colpevolmente ignorato dalle nostre comunità parrocchiali che vi avrebbero potuto trovare – ma volendo possono ancora – un aiuto per un cammino di fede matura e in linea con quanto l’ultimo Concilio ha indicato per il Popolo di Dio.

A causa dell’insuccesso commerciale di quel capolavoro, Chiesa ha dovuto realizzare una serie di commedie “alimentari”, garbate, mai corrive, ma certo non all’altezza della sua statura di regista. Finché si è messo in gioco con questo film, che ha atteso due anni per uscire a causa della sua ambientazione israeliana, penalizzato dal conflitto in corso.

La trama si svolge su due piani temporali: nel 1978 l’americana Esther Horwitz torna in Israele, dove è nata, ma che ha lasciato da piccolissima; lo fa a seguito di una lettera, sorta di testamento spirituale, in cui sua madre prima di morire la invita a cercare notizie di una certa Yehudit. Esther è una donna volitiva, indipendente, si capisce che ha avuto cattivi rapporti in famiglia, e accetta mal volentieri di compiere un viaggio che potrebbe portarla a scoprire qualcosa di doloroso. Intanto vediamo anche la storia di Yehudit negli anni Trenta, quando i primi coloni sionisti lasciavano l’Europa sempre più antisemita per costruire in Palestina dei villaggi (moshav) improntati a ideali socialisti. Il punto di incontro tra le due storie è Zayde Rabinovich: al presente del racconto professore di ornitologia che accompagna Esther nella sua indagine; nel passato figlio di Yehudit e di tre potenziali padri: tre uomini del villaggio che, per amore di una donna, sua madre appunto, accettano una sorta di convivenza pacifica nel rispetto delle regole dettate da lei. Alla fine ogni tessera trova la sua collocazione in un puzzle esistenziale caotico e sofferto.

Esiste in filigrana un legame tra questo film e quello del 2010 che era dedicato al rapporto speciale tra Gesù e sua madre: Maria e Yehudit sono donne che vivono in secoli diversi nello stesso territorio, capaci di mantenere in sé il segreto riguardo alla paternità e di tener testa alla brutalità maschile educando i loro figli in modo alternativo, positivo, umano. Hanno un rapporto di speciale sororità con le femmine animali, capre o vitelle. Ma sono anche donne a cui una spada trafigge l’anima e sanno resistere con dignità al dolore. Esther, invece, sempre dura, risentita, imparerà dalla sua ricerca a conoscersi, a sorridere, a dimostrarsi solidale. Il dettaglio della Madonna del melograno di Botticelli appeso nella sua camera da letto in America troverà un antecedente in Israele chiudendo un cerchio.

I due filoni narrativi sono raccontati con diverso stile: colori lividi e montaggio nervoso negli anni Settanta, toni più caldi e ritmo più morbido negli anni Trenta. I cieli, con tutte le loro variazioni cromatiche e di nuvolosità, punteggiano il film a rispecchiare l’animo dei personaggi. Tra gli interpreti, tutti convincenti, Mili Avital (Esther) ricorda l’indimenticata Jill Clayburgh che proprio nel 1978 si faceva conoscere con Una donna tutta sola. Forse la sceneggiatura pecca un po’ di letterarietà (paradossalmente nella parte che non è tratta dal romanzo di Meir Shalev, quella al presente), ma il film si segnala per i valori umani che semina, come gli acini di melograno nelle mani amorevoli di Yehudit.

PER AMORE DI UNA DONNA

Regia: Guido Chiesa; sceneggiatura: G. Chiesa e Nicoletta Micheli (dal romanzo The Loves of Judith di Meir Shalev); fotografia (colore): Emanuele Pasquet; musiche: Zoë Keating; scenografia: Alessandro Vannucci; interpreti: Mili Avital, Ana Ularu, Ori Pfeffer, Marc Rissmann, Serhii Kysil, Vincenzo Nemolato; produzione: Colorado Film e Vivo Film con Rai Cinema; origine: Italia, 2023; formato: 2,39:1; durata: 117 min.

Fonte: ToscanaOggi.it del 04/06/2025

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