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“THE FABELMANS” Raccontando di quando era piccolo, Spielberg diventa grande

Di Marco Vanelli

Partiamo dal fondo, senza paura di spoiler (il film, pur raccontando una vicenda, non ha uno svolgimento narrativo stringente): Sam Fabelmans, il giovane cinefilo protagonista (alter ego dello stesso Spielberg), sta per incontrare colui che viene definito «il più grande cineasta vivente». Ancora non sa di chi si tratti; se ne sta lì, impacciato, nello studio del fantomatico regista che è in pausa pranzo, di fronte a una segretaria distratta. Allora Sam si guarda intorno e vede alle pareti i poster di alcuni capolavori: Furore, Sentieri selvaggi, Ombre rosse, L’uomo che uccise Liberty Valance… Capisce così che si tratta niente meno che di John Ford! Mentre la cinepresa fa un giro di 360° nella stanza, parte in accompagnamento la colonna sonora di uno di quei film; poi Ford spalanca la porta e la musica si interrompe bruscamente, come se si trattasse di un disco in vinile graffiato da un maldestro movimento con la puntina.
Nel breve dialogo che segue, Ford darà al futuro regista una lezione di cinema: gli fa osservare dei quadri e gli chiede che cosa vede. Non sono i cowboys o gli indiani a cavallo raffigurati ad avere importanza, ma dove è posta la linea dell’orizzonte: se è in basso o in alto l’immagine risulta interessante; se è al centro è una noia di m… Ancora frastornato dal colloquio inatteso e dai modi sgarbati del maestro (per una conferma di quanto rude potesse risultare davvero, si veda il documentario Diretto da John Ford, 1971, di Peter Bogdanovich – altro giovane cinefilo della generazione di Spielberg), Sam esce e si avvia fuori dagli studios; all’improvviso la nostra macchina da presa fa una rapida correzione dell’inquadratura spostando più in basso la linea dell’orizzonte…
Ecco, in questi due interventi di regia così marcati (le note troncate e la panoramica repentina) sta il senso e il valore di questo film che contraddice buona parte dell’opera di Spielberg, valentissimo professionista che per lo più si è arroccato in un cinema spettacolare, di genere, rinunciando a ogni velleità autoriale per soddisfare le platee mondiali, mettendo metaforicamente l’orizzonte… al centro delle sue inquadrature. Questa volta no, ha voluto raccontare una storia più intima, personale, un romanzo di formazione cinematografica, ricorrendo a uno stile non convenzionale, attento alle sfumature, utilizzando a commento le sonate per pianoforte su cui si esercita la mamma di Sam e lasciando anche dei momenti di silenzio. Certo non mancano i passaggi «spielberghiani», a effetto, musicati dal fido John Williams, volti a toccare più l’emotività che la mente degli spettatori, come in tutta la parte della high school. Ma la scoperta del cinema, la riflessione su come esso possa risultare strumento di fascinazione effettistica e anche rivelazione del reale, osservazione e anche trasfigurazione del mondo, è una prova della maturità raggiunta da chi per anni ha relegato il proprio talento a squali, dinosauri, extraterrestri e altre attrazioni da circo. Mentre i vari Scorsese, Coppola, De Palma, Allen si ispiravano al cinema europeo, Spielberg (qui lo dice espressamente) aggiornava i fasti di Cecil De Mille. E se commuove vedere l’adolescente Sam bucare la pellicola 8mm. con uno spillo per ottenere un maggiore effetto realistico in una sparatoria western da lui girata con gli amici, sappiamo che col tempo quei fori sono diventati l’Industrial Light&Magic che ha livellato l’immaginario collettivo planetario.
E noi, così come abbiamo iniziato il pezzo citando il finale, lo terminiamo citando l’inizio: per paura che il suo abituale pubblico si trovasse disorientato di fronte a questo film adulto, Spielberg in persona appare per introdurlo, quasi a giustificarsi del (felice) cambio di rotta.

THE FABELMANS; regia: Steven Spielberg; sceneggiatura: S. Spielberg e Tony Kushener; fotografia (colore): Janusz Kaminski; montaggio: Sarah Broshar, Michael Kahn; musica: John Williams; interpreti: Gabriel LaBelle, Michelle Williams, Paul Dano, David Linch; origine: Usa 2022; formato: 1,85:1; durata: 151 min

Fonte: Toscana Oggi, edizione del 08/01/2023

 

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